lunedì 20 ottobre 2008

Belluno prima per qualità dell'ambiente

BELLUNO. La prima città d’Italia per qualità dell’ambiente è anche per quest’anno Belluno. Oggi il Sole 24 ore pubblica il rapporto annuale redatto con Legambiente. Tracollo per Roma, in miglioramento Milano. Napoli e Palermo restano in coda. Belluno mantiene lo scettro di città regina d’Italia, guidando un gruppetto di testa che ha tra le prime cinque Siena, Trento, Verbania e Parma. Frosinone, ultima nella graduatoria, occupa la zona retrocessione insieme a Ragusa, Catania e Benevento. Questa la fotografia, scattata da Ecosistema Urbano 2009, l’ indagine annuale di Legambiente, Sole 24 Ore e Ambiente Italia sulla sostenibilità urbana delle 103 città capoluogo di provincia che sarà pubblicato oggi sul giornale e presentato stamattina a Belluno. Se Belluno era e rimane prima, Venezia lo scorso anno risultava undicesima, terza delle venete era Rovigo, molto più giù, in 48ª posizione. Seguita da Padova 67ª, Treviso 68ª, Vicenza 75ª e Verona 77ª. L’appuntamento stamattina è all’Auditorium con il convegno di presentazione del rapporto Ecostistema urbano a cura di Legambiente con la collaborazione scientifica dell’Istituto di ricerche Ambiente Italia. Il rapporto, che giunge alla sua 15ª edizione, illustra la qualità ambientale dei comuni capoluogo di provincia, stilandone una classifica in base a 27 indicatori principali. «L’evento - precisa l’assessore all’ambiente, Leonardo Colle - sarà una bella vetrina per la nostra città e sarà l’occasione per dimostrare tutta la nostra attenzione all’ambiente attraverso i progetti che illustreremo». L’incontro si aprirà alle 9 con i saluti del sindaco Prade e del vicesindaco Colle, e l’intervento di Mirko Laurenti responsabile del rapporto.
La Nuova di Venezia — 13 ottobre 2008

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E' nata "Rete ambiente Veneto"

Per inquinatori e cementificatori sarà un po' più dura

A Silea, domenica 12 ottobre 2008, nell'ambito della “Festa dell'aria” si è tenuto il secondo e definitivo incontro per la nascita della rete di Comitati e associazioni veneti impegnati nella difesa di salute e ambiente.
Hanno partecipato una quarantina di persone a nome di associazioni e comitati provenienti soprattutto dalle province di Treviso, Venezia e Padova, e alcune a titolo individuale. In apertura Michele Boato dell'Ecoistituto del Veneto, ha riassunto la proposta di Documento costitutivo delle Rete (già pubblicata su Tera e Aqua di settembre, discussa per la prima volta il 21 settembre a Gaia-Fiera della città possibile a Mestre e riportata a conclusione di questo verbale, con le modifiche apportate dall'assemblea). In sintesi:
Ci si propone di mettere in rete gruppi che agiscono già, e, presi singolarmente, si trovano a fare i conti con una controparte molto più forte di loro, presi singolarmente. Senza creare una nuova associazione, nè tanto meno un partito verde2 più o meno mascherato, ma una grande “lobby” ecologista, valorizzando le enormi risorse di competenze, inventiva e radicamento sociale che già esistono localmente.
Nonostante le mille urgenze, non dobbiamo diventare un “pronto soccorso” che si sposta per la regione a rimpolpare le varie manifestazioni locali; ci esauriremmo subito. E' più utile, invece, sostenere il lavoro locale individuando degli obiettivi a livello più alto, che rafforzino l'insieme delle iniziative, e perciò anche ogni singola lotta: leggi regionali da fare o da cambiare, vertenze regionali su temi comuni a più situazioni, referendum comunali o regionali, manifestazioni comuni, convegni e/o conferenze stampa, documenti, progetti comuni, denunce, ecc.
Per far questo è fondamentale avere un bel pò di “esperti” disposti a dare una mano gratuitamente (a parte le spese vive, per non rimetterci); una rete di avvocati, chimici, fisici, biologi, forestali, geologi, urbanisti, trasportisti, etologi, giornalisti, musicisti, economisti, medici, ecc. i cui nomi non vanno resi pubblici, senza il loro personale consenso, anche perchè, in qualche caso, rischiano di non lavorare più...
Occorre creare dei gruppi di lavoro su settori ben delimitati come, ad esempio:
1. proposte per ridurre e riciclare ogni tipo di rifiuto, urbano e speciale e bloccare i vari progetti di inceneritori che si moltiplicano nel Veneto (Treviso e bassa Padovana in particolare);
2. cave, territorio e paesaggio: in Regione stanno discutendo progetti di legge sulle cave ancora peggiorativi rispetto alla legge esistente; domenica 9 novembre c'è l'annuale marcia sulla Palantina in difesa del Bosco del Cansiglio dai sempre incombenti progetti distruttivi; l'ultimo lembo naturale della ns. costa, Valle Vecchia di Caorle, rischia grosso.
3.invasione d'asfalto e cemento e alternative per una mobilità sostenibile.
e occorre fare delle scelte di priorità, perchè non possiamo affrontare tutti i problemi insieme.
Come conclusione dell'interessantissimo dibattito, l'assemblea ha deciso di dar vita alla rete dei comitati ed associazioni a cui si è dato il nome di “Rete Ambiente Veneto”.
Pubblicato su ambientepolesine.blog-attivo.com il 17 Ott 2008

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Mirano: la spinosa questione delle cave di Ca' Perale

Pubblico in sequenza tre recenti articoli di Filippo De Gaspari per un quadro generale della situazione.

«Cave di Ca' Perale, Da Villa si dimetta»
MIRANO. «Cave di Ca’ Perale: Provincia inadempiente, Da Villa si dimetta». Durissimo attacco del consigliere comunale di An Luigi Corò all’assessore provinciale all’Ambiente Ezio Da Villa, pochi giorni dopo il vertice sull’ex discarica. «Non è stata fatta la caratterizzazione del sito - afferma Corò - per cui nessuno può dire di conoscere la fonte primaria della contaminazione. Alle dichiarazioni di insussistenza di inquinamento non comprovate da indagini non si può credere». Si infiamma la vicenda dell’ex discarica che verrebbe ad interferire col tracciato del Passante, dopo che la settimana scorsa il vertice tecnico ha concluso che la presenza di percolato non costituisce pericoli per la falda. «La società Passante di Mestre - spiega Corò - proprietaria di una parte del sito contaminato, ha circoscritto la bonifica alla sola asportazione dei rifiuti, peraltro limitatamente al sedime del Passante e solo per quelli rinvenuti superficialmente. Non è stata prevista alcuna caratterizzazione del sito, come invece previsto dal disegno legislativo 152 del 2006». Corò spiega che la stessa Arpav avrebbe riferito come l’unica caratterizzazione fatta da Pdm per quell’area riguardasse il rifiuto inoltrato in discarica. «Se così fosse - dichiara Corò - le inadempienze sarebbero palesi. Se Pdm ha violato le indicazioni impartite dalla Provincia, perché è stato consentito di proseguire nella realizzazione della massicciata stradale rendendo di fatto complessa e onerosa qualsiasi indagine successiva ed eventuali bonifiche?». Corò, che fu tra i primi a denunciare pubblicamente (oltre che ai carabinieri del Nucleo tutela ambientale) la criticità di Ca’ Perale, ritiene perciò grave bollare come «inesistente» qualsiasi pericolo per la salute pubblica. «Parlare di percolato e poi non prendere alcuna iniziativa urgente significa riconoscere il problema e far finta di nulla. Va fatta un’indagine approfondita mirata a cercare la fonte primaria di inquinamento, seguita da una caratterizzazione del sito per verificare puntualmente le concentrazioni soglia della contaminazione e di rischio, nei termini previsti dal decreto». An promette di andare a fondo della questione, a maggior ragione ora che Corò, o chi per esso, potrebbe assumere l’assessorato all’Ambiente.
Filippo De Gaspari - La Nuova di Venezia — 01 settembre 2008


Da Villa: «Ecco la verità su Ca' Perale»
MIRANO. «Strumentale e immotivato». Così l’assessore provinciale all’Ambiente Ezio Da Villa definisce l’attacco nei suoi confronti da parte di Luigi Corò sulle condizioni delle cave di Ca’ Perale. Il consigliere comunale di An aveva accusato la Provincia di inadempienza sulla vicenda, per non aver ordinato la caratterizzazione del sito, giungendo perfino a chiedere le dimissioni di Da Villa. «Corò è capace solo di creare allarmismo - replica l’assessore - nascondendo ai cittadini il reale stato delle cose e l’effettivo impegno della Provincia a tutela della salute dei residenti». Secondo Da Villa infatti è stata proprio la Provincia, la scorsa settimana, a incontrare gli enti interessati per discutere sulla natura e la provenienza del liquido affiorato dopo gli scavi per realizzare un muro di contenimento del Passante. «Il primo dato certo emerso dal rapporto di prova effettuato dall’Arpav - spiega Da Villa - è che le caratteristiche chimiche del liquido sono ben diverse da quelle del percolato della discarica di Ca’ Perale, periodicamente analizzato. Già in passato erano stati individuati rifiuti lungo quest’area accanto al tracciato del Passante e la zona è stata oggetto di interventi di bonifica, ad esempio con la realizzazione del secondo stralcio della discarica nel 1995». Da Villa ricorda inoltre come nel corso della riunione, a cui era presente lo stesso sindaco di Mirano Roberto Cappelletto, si è deciso che a livello prioritario il Comune dovesse agire con un provvedimento nei confronti dei proprietari delle aree comprese tra il tracciato del Passante e la discarica, ordinando la rimozione dei rifiuti presenti e un’indagine nel suolo per la verifica di ulteriori presenze di rifiuti interrati. «Quello che Corò sembra ignorare - contrattacca l’assessore - è che la Provincia può intervenire solo in una fase successiva, quando cioè viene accertato un superamento dei valori di concentrazione soglia di contaminazione, con un provvedimento nei confronti del responsabile dell’inquinamento. Per il momento però, a tutti i presenti della riunione del 26 agosto, è parso prioritario l’allontanamento dei rifiuti presenti. Poi, avvenuta la rimozione, si passerà alla fase di caratterizzazione del terreno e alla sua eventuale bonifica. Ma prima meglio evitare inutili allarmismi».
Filippo De Gaspari - La Nuova di Venezia — 02 settembre 2008


Discarica di Ca' Perale, parte un esposto
MIRANO. Polemica infinita su Ca’ Perale. Nel vortice delle reciproche accuse fa capolino un nuovo tavolo tecnico per discutere dell’intricata vicenda dell’ex discarica interessata dai cantieri del Passante. Intanto Luigi Corò, dopo il rimpallo di addebiti con l’assessore provinciale all’Ambiente Ezio Da Villa, torna all’attacco, presentando un esposto ai carabinieri del Noe per denunciare ancora una volta l’inadempienza della Provincia e degli altri enti coinvolti. Esposto. Corò ha depositato ieri la sua denuncia ai carabinieri del Nucleo operativo ecologico. Il consigliere chiede alle autorità di acquisire tutta la documentazione necessaria per ricostruire l’intera vicenda di Ca’ Perale, accertando se vi siano state violazioni delle norme che regolano i danni ambientali e soprattutto eventuali responsabilità da parte degli enti che dovevano ordinare ed eseguire la caratterizzazione del terreno. «Temo che la grave situazione di tutta l’area possa venire insabbiata - spiega Corò - per nascondere interessi economici più grandi, in primis la presenza del Passante e la tenuta della discarica». E’ il secondo esposto di Corò ai Noe su Cà Perale. L’ultimo un anno fa, quando il consigliere di An denunciò la possibile contaminazione nel sito per abbandono incontrollato di rifiuti di vario genere e pericolosità. 11 settembre. E’ la data in cui il comune metterà faccia a faccia Corò e Da Villa. Giovedì, alle 10.30 nell’auditorium della barchessa di villa Errera, si terrà infatti l’attesa Conferenza dei servizi a cui sono stati convocati Provincia, Regione, dipartimento provinciale dell’Arpav, autorità d’ambito, Veritas-Acm, Ulss 13, società Pdm e il commissario straordinario Silvano Vernizzi. Verranno valutati eventuali interventi da compiere sui terreni delle ex cave. Eloquente l’oggetto dell’incontro: «Cave di Ca’ Perale, esposto del signor Luigi Corò acquisito dall’Arpav il 13 agosto 2008». Il consigliere, vista la convocazione pubblica dell’incontro, sarà lì a scalpitare. Socialisti. «Cappelletto tranquillizza, Corò allarma e i cittadini non capiscono». Così la coordinatrice dei socialisti della Città Possibile Maria Elena Tomat interviene sulla vicenda. «La fuoriuscita di liquidi - dice - non è altro che un aspetto particolare di una situazione molto più complessa. I cittadini devono conoscere i dati ufficiali sull’inquinamento di quell’area e ricevere garanzie».
Filippo De Gaspari - La Nuova di Venezia — 07 settembre 2008

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E' partita la «settimana dell'ambiente» Coinvolte le scuole di quattro Comuni

MARCON. E’ iniziata ieri mattina, al centro commerciale Valecenter, la cosiddetta «settimana dell’ambiente». Una scelta del colosso di via Mattei, che ha deciso di sensibilizzare i sui clienti su tematiche come il risparmio energetico ed idrico, in collaborazione con Veritas e il patrocinio dei comuni di Marcon, Mogliano, Quarto d’Altino e Venezia. Il progetto di educazione ambientale, ideato e realizzato dagli Operatori Naturalistici di Limosa, è stato illustrato nella direzione del Centro, alla presenza di una rappresentanza dei quattro comuni interessati: l’assessore al Commercio di Marcon Alessandro Scattolin, l’assessore alla Pubblica istruzione Gianpietro Puleo e l’assessore ai Servizi pubblici Francesco Tarricone. Presente anche l’assessore all’Istruzione di Venezia Anna Maria Miraglia. La settimana dell’ambiente è dedicata alle scuole elementari e materne dei comuni che hanno concesso il patrocinio e ai ragazzi che, insieme ai genitori, visitano il Centro commerciale. A turno i ragazzi delle elementari e delle materne, tratteranno i temi che riguardano l’acqua e il risparmio idrico, l’energia e il risparmio energetico, il consumo consapevole e la raccolta differenziata. In programma attività a tema diversificate in base all’età. Ieri mattina 56 alunni della scuola elementare di Olmè a Mogliano, si sono cimentati con l’acqua: hanno imparato a capire quanta ne utilizzano e soprattutto a bere quella del «sindaco» conservata nell’apposita brocca di Veritas. Oggi toccherà ai bimbi di Marcon, domani all’elementare Caburlotto del Terraglio, venerdì agli alunni del comune altinate e sabato ad un nutrito gruppo di scout. (m.a.)
La Nuova di Venezia — 01 ottobre 2008

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Mogliano Ambiente la gestione va a Veritas

MOGLIANO. Mogliano Ambiente è di Veritas. La multiutility veneziana si è aggiudicata, con un solo euro in più sulla base d’asta, la gestione dei rifiuti in tutto il Comune. A contendersi l’acquisto di Mogliano Ambiente con Veritas era pervenuta anche l’offerta dell’azienda EnerAmbiente del gruppo Gavioli. All’apertura delle ultime buste, avvenuta ieri pomeriggio, deve seguire la ratifica degli organi competenti, ma la gara si può già dare per conclusa. Il punteggio finale è stato di 86,5 a favore della società veneziana che in città è già sbarcata nella gestione dell’acqua e del gas. Mogliano da ieri è un pò più «veneziana». Di euro, nelle casse di Spl prima e in quelle del Comune dopo, ne entreranno parecchi. Quasi un milione di euro il costo con cui Mogliano Ambiente verrà ceduta a Veritas. Dopo essere stata considerata per anni un «carrozzone», Mogliano Ambiente si rivela oggi per il Comune un vero e proprio «gioiellino». La vendita ad un importo così elevato non è da considerarsi scontata. Il verdetto del mercato non può che rendere orgoglioso il presidente della società Pier Giorgio Cargasacchi che in più occasioni ha fatto rilevare il profondo processo di riorganizzazione aziendale, il doloroso ma obbligato aumento delle tariffe e l’efficienza del servizio reso. «Sono felice di questo risultato - ha commentato a caldo - Penso di aver fatto un ottimo servizio alle famiglie moglianesi. Nascerà, oltre a quella societaria, un’integrazione industriale nei servizi urbani davvero vantaggiosa sia perchè Veritas è il primo gruppo veneto, sia perchè confina con il nostro territorio». Soddisfazione viene ovviamente espressa anche dalla società veneziana che amplia di 28.000 abitanti e di 9.000 utenze il suo bacino. (m.ma.)
La Nuova di Venezia — 20 settembre 2008

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Il «bosco dei bimbi nuovi nati» si allarga e aiuta l'ambiente

FOSSALTA. «Non stancarsi mai di sensibilizzare gli altri sulla necessità di proteggere il nostro già esiguo patrimonio boschivo, fonte di vita e di interesse turistico, ha detto Giuseppe Scaboro, assessore provinciale alle attività produttive ed all’agricoltura, ai genitori ed ai ragazzi presenti alla «festa degli alberi», lasciare ad altri la decisione sulla conservazione dell’ambiente è come disinteressarsi del proprio futuro. Non si chiedono grandi cose e questa giornata lo dimostra ampiamente». E ha dato il via alla messa a dimora di 150 alberi, nel terreno vicino alla Stadio Comunale, tutte piante rigorosamente autoctone provenienti dal piantumaio provinciale del Parauro. Uno per ogni bambino nato dagli anni 2004/2007, che erano tutti presenti insieme ai propri genitori ai quali l’assessore Giuseppe Scaboro insieme al sindaco Bruno Panegai, ha consegnato un attestato di «adozione», una sorta di impegno secondo cui il piccolo «proprietario» dell’albero dovrà provvedere a curarlo e seguirlo per crescere insieme e magari un giorno entrambi grandi, guardarsi con reciproca soddisfazione. Un piccolo bosco estremamente importante per il futuro di ogni paese, perché in caso di siccità c’è comunque emissione di vapore acqueo, consentendo la sopravvivenza di tutte le piante ed in caso di piogge, il bosco trattiene forti quantità d’acqua che riutilizzerà nei periodi di siccità estiva. (g.p.d.g.)
La Nuova di Venezia — 23 settembre 2008

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Castellana e Pedemontana, «la mossa giusta» per l'ambiente

CASTELFRANCO. Castellana e Pedemontana in festa oggi per le giornate provinciali dell’ambiente e la Settimana europea della mobilità. Da Resana a Pederobba, passando per Castelfranco, Montebelluna e Castelcucco, sono dieci i comuni che hanno deciso di «fare la mossa giusta» accogliendo l’iniziativa della Provincia per sensibilizzare i cittadini su temi dell’ambiente. Proposte variegate, adatte a soddisfare adulti e bambini, sportivi e non. Dalle 7 a Castelfranco si svolge la 31ma edizione della passeggiata di Giorgione, con percorsi da 7 a 30 chilometri attarverso le bellezze naturalistiche e storiche della città. Molti i comuni che hanno deciso di far diventare la biciletta la protagonista della giornata. E’ il caso di Altivole, Resana, Pederobba e Cavaso del Tomba. Ad Altivole si svolge «Conoscere Altivole in biciletta», mentre a Resana è in programma «Resanainbici» con partenza dall’Oasi «bosco del pettirosso» seguita dalla manifestazione «Una pianta per la vita» in cui l’amministrazione pianterà un albero per i nuovi nati nel comune. «Biciclettata tra natura e sapori» è invece di scena a Covolo di Pederobba dove si tiene anche il mercatino biologico all’interno della festa del fagiolo borolotto nano Levada. Infine con « Cavaso Pedala 2008» è proposta la pedalata non competitiva attraverso i borghi storici del paese. Si conclude invece a Castelcucco la tre giorni dedicata all’ambiente con la passeggiata ecologica per i sentieri del paese e la piantumazione di trenta alberi dedicati agli altrettanti nuovi nati del 2007. Qui in mattinata è attesso l’assessore provinciale alle politiche ambientali, Ubaldo Fanton, che ha promesso di far visita anche alla manifestazione «Oasinfesta», nell’Oasi San Daniele di Liedolo di San Zenone degli Ezzelini . Ormai alla terza edizione, Oasinfesta è organizzata dall’amministrazione comunale assieme al comitato biblioteca e alle associazioni locali e prevede una serie di iniziative tra le quali «Pittore per un giorno», laboratori creativi rivolti ai aipiù piccoli e dimostrazioni della squadra antincendi. Anche qui sono messe a disposizione dei partcipanti biciclette per un’escursione tra le colline sanzenonesi. Sempre in mattinana a Volpago del Montello si apre anche la Festa dello sport e la presentazione della settimana del libro che avrà come tema conduttore l’ambiente. Nell’ambito della manifestazione verranno realizzati giochi e possibili sport da praticare con oggetti che di solito vengono considerati rifiuto. A Montebelluna , nell’area di via Sansovino, prosegue la nona edizione della Fiera Recam - rassegna della casa e della bioedilizia, che offre un panorama delle tendenze e delle novità di arredo ecosotenibile. Infine alle 16 al Teatro Maffioli di Villa Benzi a Caerano si conlude il concorso «Giardini, balconi e capitelli in fiore» con la proiezione delle foto dei lavori svolti e la premiazione dei cittadini che meglio hanno saputo valorizzare gli ambienti quotidiani.
di Martina Berno - La Tribuna di Treviso — 21 settembre 2008

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domenica 19 ottobre 2008

Tutela ambientale, Noventa si mobilita

Gli interventi riguardano in particolare la zona industriale dove una centralina monitorerà costantemente gas e fumi irritantiTutela ambientale, Noventa si mobilitaCon l’adesione al "Consorzio energia" una serie di iniziative finalizzate al risparmio energeticoNoventa di Piave
Zone a rischio inquinamento: il Comune di Noventa si attiva con alcuni significativi interventi a favore dell'ambiente. Innanzitutto nella zona industriale, spesso contestata per la presenza di attività produttive a rischio, quale quella dell'Eco Energy, l'azienda di trattamento dei rifiuti tossici e nocivi che in passato, per le emissioni di effluvi maleodoranti, ha suscitato diversi allarmi tra la cittadinanza. Proprio nelle vicinanze dell'Eco Energy, nei giorni scorsi, l'assessorato all'Ambiente assieme all'Arpav, l'agenzia regionale ambientale, ha provveduto a collocare una centralina di rilevamento della presenza di gas e fumi irritanti che, in pratica, assorbe l'aria nel momento stesso in cui si verifica l'emissione, così da consentire di analizzarla in seguito per rilevare l'eventuale presenza di sostanze tossiche ed inquinanti senza che, per l'arrivo tardivo dei controlli, i gas risultino ormai dispersi. La centralina resterà in funzione per sei mesi - spiega l'assessore all'ambiente Augusto Benetta ma abbiamo avuto contatti con il Comune di San Donà per concordare l'installazione di centraline fisse in grado di controllare l'intera area industriale, due in territorio di Noventa e due in territorio di San Donà.
Un altro intervento di rilievo è quello deciso a favore del risparmio energetico. Il Comune di Noventa ha infatti aderito, come altri Comuni del Basso Piave, al Consorzio energia, organizzando l'apertura nei prossimi giorni di uno sportello in municipio per informare i cittadini sulle energie alternative, sull'installazione di impianti solari e fotovoltaici o anche sul normale cambio di una caldaia. Tra l'altro, il Consorzio energia sarà anche in grado di dare indicazioni su come risparmiare sui costi di installazione di questi impianti, essendo riuscito ad individuare degli installatori che garantiscono uno sconto del 20 per cento sulla collocazione di pannelli e impianti fotovoltaici. Anzi, il Comune per primo ha deciso di rivolgersi a questa energia alternativa, poichè ha già commissionato due progetti di fattibilità per l'installazione di impianti fotovoltaici, uno per la scuola elementare Giacomo Noventa al Consorzio servizi tecnici, e l'altro per la scuola media Mazzini al Centro energia veneta.
Emanuela FurlanTratto dal Gazzettino del 17 ottobre 2008

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Edifici pubblici colabrodo e cittadini poco informati

Edifici pubblici colabrodo e cittadini poco informati sugli incentivi fiscali. Questo il quadro della situazione energetica veneziana presentato dall'assessorato all'Ambiente della Provincia di Venezia a conclusione dell'iniziativa Diagnosi Energetica su Edifici Pubblici.
L'indagine è iniziata nel 2007 e si è conclusa lo scorso mese di luglio spiega l'assessore all'Ambiente Ezio Da Villa ed ha coinvolto 20 dei 46 tra edifici scolastici, uffici pubblici e palestre per i quali i comuni avevano presentato domanda di partecipazione. È emerso che i nostri comuni sono dotati di strutture in media risalenti agli anni '50 o '60 dotate spesso di impianti sovradimensionati per colmare una notevole dispersione di calore. I rilievi termografici effettuati con camera a infrarossi e termoflussometro dai tecnici di Agire, l'agenzia che ha eseguito le attività di diagnosi per conto della Provincia , mettono sotto accusa non tanto gli infissi che quasi ovunque negli anni sono stati rinnovati spiega Edoardo Tognon, direttore di Agire ma i muri perimetrali e i soffitti, colpevoli di oltre l'80\% della dispersione. Per questo l'iniziativa della Provincia non si è fermata ad una semplice diagnosi , ma ha prodotto e consegnato ai Comuni interessati dall'indagine una relazione tecnica indicante gli elementi su cui intervenire, indicando, per ogni struttura, un preventivo del costo dell'intervento, il risparmio annuo conseguente e il tempo di rientro dei costi. Ora sta ai Comuni reperire le risorse, in media circa 15-20 mila Euro, per interventi che consentirebbero di risparmiare circa 4-5 mila Euro l'anno, rientrando dunque delle spese più o meno nell'arco di una legislatura, nonostante i Comuni non abbiano gli stessi incentivi che le ultime due finanziarie hanno previsto per i privati.
Per i privati infatti ricorda Da Villa esistono incentivi fiscali che permetto il recupero di oltre la metà della spesa sostenuta. Eppure, nonostante questo, le domande pervenute ad Enea per interventi di riqualificazione energetica degli edifici, motori e inverter industriali nei primi mesi del 2008 superavano a mala pena il migliaio. Siamo convinti che la gente ne sappia ancora troppo poco continua Da Villa per questo abbiamo predisposto il sito web energia.provincia .venezia.it che in modo semplice spiega cosa si può fare e quali sono i vantaggi, notevoli, che è possibile ottenere, sia a livello economico che di risparmio energetico e di riduzione dell'inquinamento. Complessivamente gli edifici infatti consumano oltre il 40\% dell'energia utilizzata in Europa e sono i maggiori produttori di CO2, più dei trasporti e dell'industria, e nella classifica dei paesi con maggiore dispersione l'Italia occupa tristemente il primo posto.
di Daniele DusoTratto dal Gazzettino di Venezia del 18 ottobre 2008

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Mestre: Prodotti biologici e locali

Prodotti biologici e locali, conferenze e laboratori per adulti e bambini per imparare a fare il pane, letture animate sul tema del cibo ed anche un pranzo preparato dai "cuochi" del Comitato Forte Gazzera. Dalle 10 alle 18 di oggi, all'interno della fortezza di via Brendole, tra la Gazzera e Zelarino , si celebra anche a Mestre la Giornata mondiale dell'alimentazione proposta dalla Fao.
"Alimentazione sana, sicura e per tutti" è il titolo dell'iniziativa promossa dall'Ufficio Educazione ambientale dell'assessorato all'Ambiente, in collaborazione con il Comitato Forte Gazzera, la Coldiretti Venezia e Veritas. Il tema scelto per l'edizione 2008 della Giornata mondiale della Fao - "Sicurezza alimentare mondiale e sfide al cambiamento climatico e della bioenergia" - punta a mettere in luce due importanti problemi come il riscaldamento climatico e le modifiche bioenergetiche, sottolineando le conseguenze della situazione del cambiamento climatico e dell'energia sull'agricoltura e sulla sicurezza alimentare. Il caso del latte cinese (ma è solo l'ultimo di una lunga serie) dimostra come la globalizzazione economica abbia favorito il progressivo allontanamento dell'uomo dalle diete locali, diversificate e stagionali, a favore di alimenti sintetici spesso trasformati industrialmente e non sempre sicuri. «La Giornata mondiale dell'alimentazione - sottolinea l'assessore all'Ambiente Pierantonio Belcaro - rappresenta un'ottima opportunità per promuovere nei cittadini la consapevolezza che un'alimentazione sana e sicura è un'esigenza che non può più essere sottovalutata».
Forte Gazzera ospiterà quindi fino a sera un mercatino di prodotti biologici e di prodotti locali, una mostra di alcuni oggetti utilizzati in agricoltura (dal grano alla panificazione), due conferenze dal titolo "Coltivare la terra per la tavola o per l'automobile?" (alle 11.30) e "Bio locale e di stagione" (alle 16,40), dei laboratori per preparare il pane offerti dall'azienda agricola tattoria didattica "Ai Laghetti" di Meolo (alle 11, alle 14 e alle 15,30), animazioni sul tema del cibo (dalle 11) e lo spettacolo teatrale "La contessina Carlotta e i pirati pasticcioni" a cura dell'associazione Glossa Teatro (alle 15.30). Sarà allestito anche un punto informativo a cura dell'Ufficio Educazione ambientale.
Ma alle 13 tutti i presenti potranno anche degustare gratuitamente il cibo preparato dal comitato Forte Gazzera, accompagnato dall'acqua in caraffa fornita da Veritas. «Ci saranno due piatti: uno freddo e una grigliata mista - anticipa Graziano Fusati, presidente del Comitato che da anni si prende cura del forte -. Siamo una ventina di persone in tutto, ma teniamo duro sperando sempre che si faccia avanti qualcuno per darci una mano». Il Comune di Venezia ha consegnato le "chiavi" del forte a questo gruppo proprio dieci anni fa, ma da molto tempo prima gli anziani della Gazzera gestivano l'area esterna. «Siamo molto lusingati per la scelta del "nostro" Forte per questa manifestazione - riprende Graziano Fusati -. Anche in questa domenica, come tutte le prime domeniche del mese, apriremo la parte interna per le visite guidate, mentre per le prossime settimane abbiamo in programma la festa di Halloween, il 31 ottobre, ed una grande castagnata nella prima domenica di novembre. Grazie alla partecipazione dei cittadini siamo riusciti a rendere vivo questo luogo allestendo anche un Museo etnografico-antropologico sulle attrezzature contadine e gli antichi mestieri».
di Fulvio Fenzo
Tratto dal Gazzettino di Venezia del 5 ottobre 2008

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Il massimo comfort abitativo contribuendo ad un ambiente migliore

È stato un via vai continuo di semplici curiosi ma anche di molte persone che volevano, conti alla mano, conoscere i vantaggi economici legati all'installazione di un nuovo impianto a basso consumo energetico. Ovvero, conoscere le migliori tecnologie applicabili direttamente dagli impiantisti, le soluzioni personalizzate per le esigenze di benessere e soprattutto l'assistenza e il supporto nelle pratiche per ottenere le agevolazioni fiscali previste dalla legislazione nazionale. Domenica scorsa, organizzati dagli installatori della Cgia di Mestre, in piazza Ferretto c'erano quattro stand con 6 aziende (Dal Ferro Flavio srl di Zelarino , Bassetto impianti di Dese, Idrotermica Giusto Antonio di Gardigiano, Bottin Termoidraulica sas di Mestre e l'Elettrotermoidraulica di Frison Cesare di Marghera), specializzate nell'installazione di pannelli solari, fotovoltaico, domotica e caldaie a basso consumo energetico. Il tutto con un obbiettivo: quello di offrire delle proposte tecniche per il massimo comfort abitativo contribuendo ad un ambiente migliore. A garantire questa nuova cultura ambientalista adesso c'è anche un provvedimento di legge molto importante che da un paio d'anni consente al cittadino che rinnova il suo impianto di riscaldamento di detrarre dalla denuncia dei redditi il 55\% della spesa sostenuta, e di recuperare il restante 45\% con il risparmio energetico che questi nuovi impianti sono in grado di garantire. Dalla Cgia ricordano che l'energia consumata nell'edilizia residenziale per riscaldare gli ambienti e per l'acqua calda sanitaria rappresenta circa il 30\% dei consumi energetici nazionali, e costituisce circa il 25\% delle emissioni totali nazionali di anidride carbonica, una delle cause principali dell'effetto serra e del conseguente innalzamento della temperatura del globo terrestre. Per questo gli installatori della Cgia, dopo l'esito dell'iniziativa di domenica scorsa, stanno pensando di aprire uno sportello informativo rivolto alla cittadinanza.
Tratto dal Gazzettino di Venezia del 14 ottobre 2008

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«Fotovoltaico, più sensibilizzazione»

Zane: «Fotovoltaico, più sensibilizzazione»
Altra interrogazione di Ennio Zane (Pdl) per il consiglio di lunedì. Il consigliere prende atto della sensibilità dell'Amministrazione sul tema-energie alternative (sabato sarà inaugurato l'impianto fotovoltaico realizzato con Veritas sui tetti delle scuole). Zane, tuttavia, chiede lumi «sulla mancata adesione del Comune all'iniziativa Energia solare, pacchetto chiavi in mano per risparmiare promossa dalla Provincia, a cui hanno partecipato vari Comuni, e che prevedeva, tramite la creazione di gruppi di acquisto collettivi, la possibilità di acquistare un pacchetto chiavi in mano con un interessante sconto del 15-20 per cento sul prezzo di mercato».

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Tutti gli obiettivi previsti della «città contemporanea»

Tutti gli obiettivi previsti della «città contemporanea»: dalla tutela della risorse ambientali alla difesa del suoloVenezia
(p.n.d.) È nel contesto della "città contemporanea" che si innesta la programmazione complessiva del Pat che nel ribadire le linee guida, indica interventi ben specifici in più ambiti passando in rassegna dettagliatamente le molteplici sfaccettature del territorio "bipolare" di Venezia e di Mestre. E questo, peraltro, l'occasione non solo di fare il punto sulle realizzazioni, ma anche quella di delineare progetti innovativi per entrambe le città.
RISORSE AMBIENTALI E NATURALISTICHE - Come nel caso della tutela della risorse naturalistiche e ambientali attraverso la salvaguardia dei litorali, della gronda lagunare, con l'istituzione di siti di importanza comunitaria (Sic) e zone di protezione speciale (Zps) come l'intera Laguna Nord; le isole di Lido e Pellestrina, biotopi litoranei, il Bosco di Carpenedo; il sistema fluviale del Marzenego; del Dese e quello della Riviera del Brenta in località Malcontenta, Ca' Brentelle e Ca' Sabbioni, con la difesa di area come quella di Tessera, Montiron, Campalto.
DIFESA DEL SUOLO - In questo contesto si inserisce la delicata questione del Mose. In questo senso il Pat ha parole precise, in equilibrio tra i presunti benefici del futuro sistema di dighe mobile e le perplessità di un'opera pubblica gravosissima per la finanza pubblica, ma che, visti gli interventi in atto, potrebbe creare più di qualche problema. «Alcuni interventi - si legge del documento preliminare del Pat - determineranno condizioni irreversibili. Con gli interventi in atto sono stati completati la realizzazione di dighe foranee a mare; il rinforzo e la ristrutturazione dei moli alle bocche di porto; la conca di navigazione a Malamocco; l'isola delbacantra Lido, Sant'Erasmo e Punta Sabbioni, Le modifiche già apportate hanno mutato in modo significativo l'assetto precedente con impatti irreversibili dal punto di vista paesaggistico su parti consistenti di aree litoranee protette anche da direttive europee e allo stesso equilibrio idraulico dei porti e della laguna. Il Mose, in quanto intervento di natura ingegneristica, non può considerarsi soddisfacente a risolvere i problemi della salvaguardia della laguna, ma ne costituirà presupposto non eludibile».
PAESAGGIO AGRARIO LAGUNARE - In questo senso, il Pat introduce le questioni legate alle attività di pesca di pari passo con la tutela delle attività collaterali, la difesa del sottosuolo marino e della fauna. Allo stesso tempo il piano si premura di individuare e valorizzare gli ambiti territoriali prettamente agricoli (Sant'Erasmo, Vignole, innanzitutto) tentato di "ricostruire" una rete tra elementi naturalistici e antichi contesti urbani. In terraferma, il Pat individua il Bosco di Mestre come punto di riferimento essenziale per la riqualificazione del contesto paesaggistico-ambientale della cintura urbana della terraferma.
PAESAGGIO STORICO - E qui la fanno da padrone le testimonianze storico-artistiche, dal campo trincerato di Mestre e la rete formidabile dei vari Forti militari distribuiti sul territorio; la valorizzazione delle ville storiche (Terraglio, Castellana, Miranese, Riviera del Brenta), dell'area di testimonianze post-industriali a Marghera; gli insediamenti residenziali di "Città giardino" a Marghera e in viale San Marco; la tutela dei complessi edilizi rurali. Analogamente il Pat prevede, nell'ambito delle singole varianti al piano regolatore generale interventi di recupero nei centri urbani "minori": Murano, Burano, Mazzorbo, Torcello, Lido, Pellestrina in laguna; Chirignago , Gazzera, Asseggiano, Carpenedo, Zelarino, Favaro in terraferma.
IL SISTEMA INSEDIATIVO - In quest'ambito il Pat intende offrire una quantità di aree proporzionate alla dimensione demografica che si ritiene ottimale per il comune compatibilmente con la quantità di suolo che si ritiene di poter urbanizzare. E in questo senso vanno intesi i servizi alla residenza, anche con l'utilizzo del credito edilizio; le nuove polarità urbane (zona del nuovo ospedale All'Angelo con il sistema ferroviario metropolitano regionale, zona Aev sul Terraglio, area di Tessera a ridosso dell'aeroporto, via Torino in terraferma; polo universitario Iuav-Ca' Foscari, Cittadella della giustizia all'ex Manifattura Tabacchi, Arsenale, isola del Tronchetto, ex Campo di Marte alla Giudecca e Marittima per il centro storico).
AREE PRODUTTIVE - A questo proposito il Pat individua, al di là dell'area storica di Porto Marghera, altre zone di insediamento produttivo: Ca' Emiliani; Terraglio e Dese; l'area di via Giustizia, via Torino e quella tra via Fratelli Bandiera e via dell'Elettricità a Marghera. E se per Porto Marghera si ribadisce la vocazione alla realizzazione di una piattaforma logistica integrata con processi innovativi di ricerca, le altre zone vanno orientate verso progetti di industrializzazione sostenibile con particolare riferimento al settore artigiano e di piccola e media impresa.
IL TURISMO -Qui l'imperativo indicato dal Pat è soprattutto quello di gestire i flussi, la gestione della mobilità, la valorizzazione di aree strategiche (Tessera, Fusina), la qualificazione dell'offerta ricettiva con un occhio di riguardo al settore crocieristico e quello nautico, ambedue in espansione.
LA MOBILITA' - É il capitolo che più è al passo con i tempi e che troverà sviluppo con la realizzazione di nuove infrastrutture vedi il Passante di Mestre, la realizzazione del Sistema ferroviario metropolitano regionale, la rete del tram e, infine, quello dei parcheggi scambiatori. Grande enfasi, inoltre, viene data ai nuovi sistemi di mobilità su gomma (car sharing, car pooling, servizio di bus a chiamata, taxi collettivo), o ciclopedonali. A questo proposito il Pat fa riferimento al Piano urbano della mobilità di area vasta (Puma.Av) come futuro strumento strategico di mobilità dell'area metropolitana veneziana.
Gazzettino di Venezia del 15 ottobre 2008

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martedì 14 ottobre 2008

"Si torni ai principi di sana e prudente gestione, finanziando chi migliora la società"

"E' l'ora di cambiare le regole: si dia spazio alla finanza etica"

La crisi finanziaria ha mostrato la debolezza dell'attuale sistema


ROMA - Per anni Banca Etica è cresciuta a dispetto di un sistema che classificava i suoi investimenti come BB-, "spazzatura", ricorda il presidente Fabio Salviato. Senonché poi si è scoperto che la spazzatura vera era altrove, immessa nel mercato con lusinghieri e rassicuranti rating 'tripla A'. "Siamo arrivati al paradosso per cui si è puniti se si sostiene l'economia reale e premiati se si specula, vengono disincentivati i finanziamenti all'economia sociale ma si permette la piena operatività sul mercato dei derivati perché non regolamentato", dice Salviato. E adesso, nel pieno della bufera finanziaria che ha bruciato miliardi in tutto il mondo, premiata dai risparmiatori che negli ultimi due mesi hanno fatto registrare un aumento del 100 per cento dell'apertura di conti correnti, Banca Etica ha deciso di cogliere l'occasione non per dire "siamo i più bravi", ma per chiedere una revisione delle regole che penalizzano una realtà economica sana e che hanno permesso a istituzioni finanziarie non altrettanto scrupolose e trasparenti di gettare i mercati nel panico e di costringere i governi a massicce iniezioni di liquidità per evitare una rovina analoga a quella del '29.
Voi lamentate come in tutti questi anni le imprese finanziate da Banca Etica siano state considerate estremamente rischiose, e per questo penalizzate. "Noi rappresentiamo le imprese non profit , comprese le parrocchie, per esempio. Lei ha mai visto una parrocchia che fallisce? Le nostre imprese presentano un tasso di sofferenza del 0,3% lordo. Noi finanziamo gran parte di quelle imprese che vengono considerate nel sistema del Terzo settore: per questa ragione dalla regolamentazione italiana e internazionale i nostri investimenti vengono considerati a rischio massimo, e penalizzati da difficoltà indicibili nella concessione del credito. Le valutazioni fatte dagli analisti non tengono conto dei piani di sviluppo a medio e lungo termine delle imprese richiedenti, ma badano all'utile immediato senza dare peso al grande valore sociale intrinseco in certe produzioni o in scelte di posizionamento nella comunità locale. E allora bisogna che ci mettiamo d'accordo su queste regole: non è possibile che chi fa economia reale, crea posti di lavoro, milioni di ettari di agricoltura biologica che impiegano il doppio dei dipendenti della Fiat, sia considerato a rischio massimo, e gli altri no. Bisogna rivedere queste regole e privilegiare criteri come i nostri, che hanno dimostrato di essere una buona prassi. Le regole attuali sono quelle che hanno contribuito a portarci a questa catastrofe".
Quali regole in particolare andrebbero modificate secondo voi, e come? "La normativa Ias (i principi contabili internazionale, ndr) considera le imprese ai valori di mercato, come se si dovesse vendere ora. Perché non torniamo alle origini, considerato che le banche sono nate in Italia proprio grazie a San Francesco? Torniano al principio della sana e prudente gestione. Oggi con questi criteri inoltre non abbiamo strumenti con i quali far fronte alle speculazioni. Le regole vanno riviste, in un'ottica di maggiore protezione. Devono essere applicate a tutti: in questo momento è come se avessimo le autoambulanze costrette a fermarsi ai semafori e le Ferrari che possono sfrecciare a 300 all'ora. Infatti le banche d'investimento americane tipo Lehman Brothers non sono assoggettate a nessuna regola: ricevevano la tripla A, emettavano le obbligazioni che valevano più dei titoli di Stato italiani".
E quindi, come dovrebbe cambiare il sistema finanziario? "Intanto la banca deve ricominciare a fare la banca: negli ultimi venti anni le banche hanno smesso di fare il loro ruolo, che era quello di raccogliere risparmio e dare fiducia agli imprenditori o ai privati, e hanno fatto sempre più finanza, non credito, alimentando con danaro il mercato finanziario con percentuali sempre più alte, favorendo la diffusione di derivati e altri prodotti altamente speculativi. E invece la banca deve tornare ad essere un soggetto che va a finanziare l'economia reale, naturalmente a ragion veduta".
Il problema è anche la trasparenza. "La percezione attuale che si ha del sistema bancario è che ci sia una sorta di opacità. Quando l'Fbi ha cercato di trovare gli speculatori che in America avevano scommesso al ribasso contro alcuni titoli, compreso American Airlines, cinque giorni prima dell'11 settembre, guadagnando un miliardo e 400 milioni di dollari, non c'è riuscita, perché i colpevoli si sono persi nei paradisi fiscali. La trasparenza deve essere uno degli elementi che ci caratterizza, anche, e non solo, per evitare il riciclaggio della malavita: i paradisi fiscali rappresentano elementi di opacità. La trasparenza significa anche che il risparmiatore deve capire come viene investito il proprio danaro".
Il risparmiatore italiano però ha una cultura finanziaria quasi inesistente, tende ad accettare qualunque cosa gli propongano banca e consulente finanziario, senza rendersi conto dei margini di rischio. "E' vero che nostri cittadini spesso hanno un rapporto poco responsabile verso la finanza. Però questo atteggiamento deriva anche dal rapporto di fiducia che c'è sempre stato verso la banca. Da un lato serve maggior trasparenza da parte delle banche, ma dall'altra anche il risparmiatore-investitore deve pretendere di avere maggiori informazioni, e deve conoscere alcune regole fondamentali: se io investo in un prodotto finanziario che rende molto più della media, è evidente che sto rischiando di più. Fatte salve le responsabilità del sistema finanziario, anche il risparmiatore deve assumersi le sue responsabilità".
Anche se voi siete una banca sana, non avete investito in derivati o in altri prodotti a rischio, il crollo dei mercati vi ha comunque danneggiati? "Noi comunque siamo dentro il mercato, e quindi ne viviamo anche le pertubazioni, ma avendo una politica secondo la quale la raccolta viene utilizzata per i finanziamenti, e il resto rimane in tesoreria, investito principalmente in titoli di Stato, siamo tranquilli. E siamo anche una banca molto liquida, con una raccolta diretta di 550 milioni e indiretta di 100 milioni e impieghi per 400 milioni. Una gestione che ci ha premiati: in questo periodo stiamo assistendo all'apertura di conti correnti 10 superiore rispetto a un mese fa. Anzi, siamo in controtendenza perché stiamo avviando una nuova importante iniziativa".
Di che si tratta? "Stiamo per realizzare la prima banca etica europea con francesi e spagnoli, utilizzando un modello cooperativo, in base a una legge europea del 2003. Avrà sede in Italia, e sarà controllata dalla Banca d'Italia. Quindi tutto sommato, a modo nostro, tuteliamo anche l'italianità: il nostro modello cooperativo è stato riconosciuto come interessante da altri Paesi, nei quali era ormai scomparso. Come pure il sistema di premiare gli investimenti 'sostenibili', assicurando migliori condizioni di credito a chi migliora l'ambiente o fa investimenti di particolare valore sociale".
di Rosaria Amato
Tratto da Repubblica.it del 14 ottobre 2008

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domenica 12 ottobre 2008

Eco-kids, piccoli fondamentalisti per la salvezza del pianeta

I bambini imparano la lezione ambientalista, la applicano con intransigenzae sono in grado di indirizzare scelte e consumi di tutta la famiglia
Un fenomeno sempre più diffuso negli Usa che prende piede anche da noi


Un attimo di distrazione, il rubinetto lasciato aperto mentre ci si lava i denti, la luce rimasta accesa nella stanza da cui si è usciti, e il piccolo ambientalista è pronto a rimproverarvi. "Eco-kids", li chiamano negli Stati Uniti, sono i bambini cresciuti con la paura che l'acqua presto finirà e che la produzione di energia elettrica minaccia la salute del mondo, infanti-guardiani del futuro dell'umanità. Sono tanto consapevoli dell'emergenza ambientale da far sentire anche il genitore più attento un inquinatore incallito e sono, soprattutto, capaci di indirizzare scelte e consumi di tutta la famiglia.
Una lezione imparata troppo bene. La psicologia dell'età evolutiva la chiama iper-regolarizzazione: è lo stesso meccanismo per cui quando i bambini imparano alcune regole grammaticali le applicano con rigore in ogni caso, come quando il participio passato di "rompere" diventa "romputo". Ecco, in alcuni casi ce le hanno proprio "rompute" con quell'aria da saccenti con cui guardano disgustati i giornali ammucchiati in casa ed esclamano "quanta carta sprecata!" e la diligenza con cui ci ricordano che il televisore va spento perché la spia rossa consuma elettricità.
Il merito-colpa è della scuola, che organizza attività nei centri di educazione ambientale e inserisce nei programmi di scienze lo sviluppo sostenibile e le energie rinnovabili. Non c'è da stupirsi, perciò, se il nipote di neanche otto anni disquisisce sul fatto che il buco dell'ozono si è di nuovo allargato nel 2007 ma non è tornato alle dimensioni tremende del 2005. Del resto, è lo stesso bambino che ha letto con entusiasmo lo scorso anno il Papersera, inserto di Topolino fatto come un vero giornale e sponsorizzato dall'Eni. L'inviato Pippo insegnava concetti come "riscaldamento globale" e "cambio climatico" e dava suggerimenti su come risparmiare energia con i piccoli accorgimenti quotidiani. I piccoli ambientalisti vedono cartoni animati come La gang del bosco e aspettano con ansia l'uscita dell'ultimo film della Pixar, Wall-E, parabola ecologica di un pianeta tanto inquinato da dover essere abbandonato. E poi riportano quel che imparano nella vita di tutti i giorni, con la semplicità intransigente propria della loro età.
Un mercato appetibile. Della disponibilità dei più giovani a farsi carico della salute del mondo si è accorto anche il marketing, per cui ora per vendere un prodotto è utile sottolineare il ridotto impatto ambientale e i risultati sono subito evidenti. C'è chi riferisce della bambina che accetta di farsi lavare i capelli solo con quel dato shampoo "che rispetta l'ambiente" e chi mettendo il tonno nel panino si è sentito chiedere dal figlio adolescente se era sicuro che fosse stato pescato rispettando i delfini.
Nei giorni scorsi il quotidiano statunitense New York Times denunciava il fatto che molti genitori si sentono sotto pressione perché le scelte ambientaliste dei figli li obbligano a spendere di più. Mamme esasperate raccontavano di aver dovuto cambiare tutte le lampadine di casa per dotarsi di quelle a basso consumo e altri di non poter passare davanti a un tetto dotato di pannelli solari senza sentirsi chiedere con insistenza di abbandonare al più presto il sistema di riscaldamento inquinante per passare al solare. "Mio figlio ci ha chiesto di comprare una macchina a idrogeno - era il racconto di uno dei genitori intervistati - e ha detto che non salirebbe mai su un Suv".
Negli Stati Uniti, la nazione che contribuisce di più al mondo alle emissioni di anidride carbonica e che fa più resistenza nel fissare limiti in proposito, l'insistenza degli "eco-kids" ha dato il via a una serie di critiche al sistema scolastico. C'è infatti chi sostiene che i bambini stanno diventando dei fondamentalisti dell'ecologismo e che si perde troppo tempo sull'educazione ambientale e si tralasciano materie più importanti. Sotto accusa sono finiti anche i distintivi applicati su alcune uniformi scolastiche per indicare che gli alunni partecipano a gruppi per la "Salute dell'ambiente", il "Patto per la Terra" o l'"Azione per il pianeta". In Italia gli "eco-kids" sono ancora poco organizzati e inquadrati, ma per fortuna riescono già a farsi ascoltare dagli adulti.
Articolo di Cristina Nadotti tratto da Repubblica.it del 12 ottobre 2008

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venerdì 10 ottobre 2008

Costruire tra efficienza energetica, architettura sostenibile, qualità e benessere

"Vivere il legno, costruire tra efficienza energetica, architettura sostenibile, qualità e benessere".
L'appuntamento avrà luogo il 10 ottobre a Vedelago, in provincia di Treviso, alle ore 14, presso l'hotel "Antica Postumia". Tra i temi trattati dal convegno spiccano l'architettura sostenibile, intesa come tecnica e cultura delle strutture in legno, la loro metodologia costruttiva nel pieno rispetto del quadro normativo relativo al risparmio energetico, il comfort abitativo e la salubrità di questa tipologia di costruzioni. Il convegno, patrocinato dal Comune di Vedelago, dal Metadistretto della Bioedilizia, dalla Fondazione degli Architetti di Treviso, dall'Ordine degli Ingegneri di Treviso e dal Collegio dei Geometri della Provincia di Treviso, sarà seguito il giorno 11 ottobre alle ore 10.00 da una visita al cantiere dell’ edificio in legno “Scuola Primaria Fanzolo di Vedelago”.

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giovedì 9 ottobre 2008

Vajont: 45 anni fa la tragedia, giornata della memoria

Belluno 9 ott. - Una commemorazione civile, seguita da una messa nella chiesa parrocchiale, ha aperto le manifestazioni organizzate in memoria delle oltre duemila vittime della tragedia del Vajont, di cui oggi ricorre il 45esimo anniversario. Nel pomeriggio, nel cimitero in cui riposano i resti delle vittime del disastro, nella frazione di Fortogna, sono state disposte corone dai rappresentanti dei Comuni di Longarone, Castellavazzo, Erto Casso e Vajont. Poi una messa celebrata dal vescovo di Belluno-Feltre assieme a tutti i sacerdoti dell'area coinvolta dalla catastrofe. In serata una veglia sul sagrato della chiesa di Pirago mentre nell'anfiteatro della chiesa arcipretale, all'ora esatta del distacco dal Monte Toc della massa che causo' l'esondazione del bacino idrico artificiale di Vajont, le 22:39, ci sara' un momento di silenzio, cui seguira' il suono della campana e una preghiera per le vittime. Gli eventi dedicati alla memoria della tragedia proseguiranno a Longarone fino al 13 dicembre. In vari comuni del Veneto, e anche in altre regioni, il disastro del 9 ottobre 1963 sara' ricordato con mostre fotografiche, pittoriche e documentaristiche.

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«Mio nonno Ghandi e la matita...»

«Un giorno tornavo da scuola ed avevo un piccolo mozzicone di matita dove scrivevo ed un notes. Pensavo di meritare una matita nuova, più lunga, e quindi senza pensarci buttai il mozzicone nei cespugli e poi quando vidi mio nonno gli dissi che avevo bisogno di una matita nuova. Invece di darmene un’altra mio nonno cominciò a farmi delle domande: perchè la matita era diventata piccola, perchè l’avevo buttata via.... Io non riuscivo a capire perchè facesse un problema così grande di una piccola matita, fino a quando non mi disse di uscire a cercarla ed io risposi: «È impossibile, sta diventando buio, come faccio a cercarla se c’è buio?». E lui, allora: «Non preoccuparti, ecco una torcia, vai e cerca la matita». Ed io passai quasi due ore a cercare la matita nei cespugli, poi finalmente la trovai e quando la riportai a mio nonno pensai che sarebbe stato d’accordo sul fatto che era troppo piccola. Invece mi disse di sedermi, perchè mi avrebbe insegnato due cose da ricordarmi per tutta la vita. La prima cosa era che anche per fare una piccola matita usiamo delle risorse naturali e quando la buttiamo via, buttiamo insieme anche le risorse del mondo, e questo vuol dire fare violenza contro la natura. La seconda lezione era che nella nostra società compriamo tutto in grande quantità, consumando molte risorse, e questo vuol dire che qualcun altro nel mondo vive in povertà, mentre altre persone vivono nella ricchezza e nel benessere, e questo vuol dire violenza contro l’umanità».
Aveva sei/sette anni allora il piccolo Arun (nato nel 1934 in Sudafrica), figlio di Manilal, secondogenito di Mohandas K. Gandhi (nella foto), padre spirituale dell’India, quando trascorse un primo anno con il nonno. Seguì un secondo periodo, di quasi due anni (1946-47), in cui apprese la filosofia della non violenza. «Sono nato ed ho vissuto a lungo in Sudafrica dove ho dovuto subire molte umiliazioni per il razzismo, causato dal colore della mia pelle. Sono stato picchiato molte volte ed ho covato tanta rabbia per l’umiliazione che dovevo subire. Era diventata un’ossessione: mi esercitavo, ogni giorno, per farmi aumentare la potenza dei muscoli fino a che i miei genitori mi portarono in India e lì ebbi l’opportunità di vivere con mio nonno».
Arun, oggi settantaquattrenne, è stato invitato a Rondine (Arezzo) a condividere con tutti, ma soprattutto con i giovani che frequentano lo studentato della «Cittadella della pace», la sua esperienza sintetizzata nel titolo dell’incontro Quello che ho imparato da mio nonno, avvenuto non a caso lo scorso 2 ottobre, «Giornata mondiale della non violenza» dichiarata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per la ricorrenza della nascita del Mahatma, avvenuta nel 1869.
«Sono stato un giovane pieno di rabbia – spiega Arun – e una delle prime cose che mi insegnò fu quella di trattare la rabbia. Mi disse di scrivere un diario della rabbia e mi disse che ogni volta che sentivo montare in me la rabbia non avrei dovuto rivolgerla verso qualcuno ma scriverla nel diario con l’intenzione di trovare una soluzione e che avrei dovuto impegnarmi a trovarla. Mi insegnò, quindi, a canalizzare tutta quella rabbia in un’azione positiva. Oggi, invece, di dare un senso positivo alla rabbia la facciamo sfociare nella violenza, nel picchiare la gente, nel fare la guerra. La pace dipende da noi, da ciascuno di noi, da quanto ci crediamo fino in fondo». «Fino a quel momento non avevo capito che la violenza poteva presentarsi in modi diversi. Mio nonno, per spiegarmi bene, mi fece disegnare un albero genealogico della violenza e mi disse: tu devi capire te stesso e vedere quanta violenza sei capace di fare e l’unico modo per capirlo è disegnare questo albero, proprio come si fa un albero genealogico dove la violenza è il nonno con due figli, uno fisico e l’altro passivo. La violenza fisica è ogni qualvolta usiamo la forza, quindi nelle guerre, negli omicidi, negli stupri, nei pestaggi. La violenza passiva è quella che non usa la forza fisica e, quindi, la troviamo nella discriminazione, nell’odio, nel pregiudizio... Noi pratichiamo la violenza passiva l’uno contro l’altro tutti i giorni, sia consciamente che inconsciamente – ha sottolineato a gran voce Arun Gandhi, oggi giornalista e dal 1991 fondatore del M.K. Gandhi Institute for Nonviolence a Memphis (Tennessee) – e questo genera rabbia e la vittima di questa violenza passiva diventa fisicamente violenta e, quindi, diciamo che la violenza passiva causa il fuoco della violenza fisica. Se noi vogliamo spegnere questo fuoco, dobbiamo allora eliminare la violenza passiva».
Articolo di Alessandra Giudrinetti tratto da Toscana Oggi

mercoledì 8 ottobre 2008

Nel mercato italiano sfonderanno le auto elettriche


L'Italia e' uno dei mercati europei piu' promettenti per le auto elettriche. Lo sostiene una recente indagine realizzata da Frost & Sullivan, societa' di consulenza globale e ricerche di mercato, secondo la quale entro il 2015 il Vecchio Continente assorbira' almeno 250 mila vetture elettriche. Il 93% di questo parco circolante in costante aumento apparterra' a Gran Bretagna, Paesi scandinavi, Francia, Spagna e appunto Italia. Secondo tale ricerca, l'industria dell'automobile non ha altra scelta che far parte del mercato delle elettriche se vuole far fronte alla crisi energetica incombente. In effetti, sono proprio le scarse riserve di combustibili fossili e la crescita dei livelli di emissione dei gas serra a spingere i costruttori verso questo settore. Uno dei principali cambiamenti potenziali sarà rappresentato dal leasing delle batterie per auto che dovrebbe costituire il 75% delle vendite sempre entro il 2015. Il comparto sara' inoltre influenzato dalle politiche comunitarie e statali di supporto che, attraverso leggi, incentivi e rimborsi, aiuteranno i produttori a commercializzare le elettriche a prezzi competitivi. I nuovi veicoli elettrici potrebbero offrire risparmi mensili tra i 150 e i 700 Euro.

martedì 7 ottobre 2008

Master in Metodi e Tecniche di Prevenzione e Controllo Ambientale


L’evoluzione delle problematiche ambientali e la crescente necessità di idonee misure di prevenzione e controllo sul territorio hanno fatto emergere l’esigenza di figure professionali con specifica preparazione in campo ambientale, capaci di rispondere tempestivamente e puntualmente alle esigenze dello specifico territorio e ai problemi ambientali in esso presenti.
ARPAV, quale Ente regionale preposto alla prevenzione e protezione ambientale, in collaborazione con l’Università Cà Foscari di Venezia e l’Università degli Studi di Verona ha promosso e avviato un percorso formativo specifico finalizzato alla formazione di specialisti di elevato profilo tecnico-scientifico in campo ambientale.

Il Master Interateneo di II livello in Metodi e Tecniche di Prevenzione e Controllo Ambientale risponde, quindi, alla crescente richiesta proveniente dalle amministrazioni presenti nella regione di esperti in grado di affrontare sia le problematiche tecniche del controllo ambientale, sia quelle amministrative proprie della gestione della tutela ambientale.

A conclusione del Master i partecipanti acquisiranno conoscenze tecnico-scientifiche, giuridiche e manageriali, necessarie per affrontare le problematiche relative alla prevenzione e al controllo ambientale.
In particolare, l’esperto in prevenzione e controllo ambientale sarà in grado di organizzare piani di controllo, monitoraggio e vigilanza sulle fonti e i fattori di inquinamento relativamente alle acque, aria, suolo, rifiuti, alimenti ed altre matrici ambientali; fornire valutazione di impatto e determinazione del danno ambientale; gestire attività istruttorie per approvazione di progetti e rilascio di autorizzazioni; elaborare indagini, studi e ricerche applicate a fenomeni, cause e rischi dell’inquinamento.


I sestinatari sono tutti i soggetti in possesso del titolo di laurea specialistica/magistrale in una delle classi rientranti nelle discipline scientifiche e tecniche quali fisica, matematica, astronomia, statistica, chimica, biologia, scienze naturali, scienze ambientali, scienze forestali, geologia, agronomia, ingegneria, architettura, urbanistica, o di una laurea del vecchio ordinamento ad esse equiparata ai sensi del DM 5 maggio 2004.
La metodologia didattica individuata prevede lezioni frontali in aula (realizzate presso strutture messe a disposizione prevalentemente da ARPAV) per i primi due anni.
Nel corso del terzo anno lo svolgimento di lezioni in aula verrà integrato da attività laboratoristica e stage (250 ore) presso le strutture ARPAV o altre amministrazioni pubbliche e aziende con competenze e attività in campo ambientale.

Il programma didattico contiene insegnamenti relativi ai seguenti argomenti:
conoscenze di base biologiche, chimiche, fisiche in relazione alle problematiche ambientali;
tecniche analitiche legate al monitoraggio ambientale e dei processi ambientali applicati alle matrici di rifiuto solide, liquide e gassose;
normativa di riferimento;
processi chimici e biochimici per il risanamento ambientale ed il trattamento di matrici inquinate;
aspetti tossicologici ed epidemiologici;
aspetti legati alla tutela dell’ambiente e del paesaggio;
gestione delle risorse.

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Sedi delle lezioni
Strutture ARPAV di Padova e Mestre; Campus universitario di Feltre
A Padova in via Ospedale n. 22
A Mestre in via Lissa n. 6
A Feltre in via Borgo Ruga (possibilità di alloggio a titolo gratuito)

Posti disponibili
30 di cui 20 riservati a personale ARPAV


Periodo di svolgimento del master
15 gennaio 2009 – dicembre 2011


Scadenza presentazione domande di ammissione
1 dicembre 2008


Contributo d’iscrizione
€ 2.000 (in due rate)


Sono previste forme di agevolazione per personale ARPAV

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domenica 5 ottobre 2008

La “Biodomenica” di Coldiretti, Aiab e Legambiente

Col biologico meno inquinamento e prezzi più stabili.L’agricoltura bio consente un risparmio energetico di quasi il 50%, e una riduzione delle emissioni del 30%. E anche l’inflazione sui prezzi è minore rispetto ai prodotti convenzionaliIl bio aiuta il consumatore, il produttore e il clima. Per questo l’Associazione Italiana Agricoltura Biologica, Coldiretti e Legambiente promuovono insieme Biodomenica 2008, la campagna nazionale presentata questa mattina, che domenica 5 ottobre porterà nelle piazze di tutta Italia la bontà e il gusto dei prodotti biologici. Oltre ad acquistare e degustare, i visitatori potranno ricevere informazioni sull’apporto benefico dell’agricoltura bio nei confronti del cambiamento climatico. Una ricerca fatta negli Usa da ricercatori dell’Usda (Dipartimento d’agricoltura degli Stati Uniti), del Rodale Institute e della Cornell University conclude che un campo coltivato ad agricoltura biologica trattiene fino a sei volte in più la quantità annua di carbonio per ettaro rispetto al campo convenzionale. Dal punto di vista del bilancio energetico un campo lavorato a bio fa risparmiare il 48,7 % del consumo. Discorso simile per le emissioni di Co2 equivalente: mangiare bio riduce del 30% l’inquinamento (studio realizzato in Austria da Freyer e Weik, dell’Università di Vienna – Boku). “Un contributo significativo ai mutamenti climatici – ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente – può infatti venire dall’agricoltura sostenibile, rispettosa della biodiversità e legata ai territori di produzione, capace di contribuire alla riduzione delle emissioni derivanti da carburanti fossili e dai gas serra e di incrementare l’assorbimento di carbonio da parte delle piante e del suolo. L’agricoltura biologica, oltre a non contaminare i suoli per l’assenza di pesticidi chimici, grazie alla varietà colturale contribuisce al mantenimento dello stato di salute del territorio e richiede minori consumi d’acqua.” Col bio, dunque, si può contrastare il cambiamento climatico, ma anche l’erosione del potere d’acquisto, come spiega Andrea Ferrante, presidente AIAB: “Ormai la forbice di prezzo tra i prodotti convenzionali e quelli biologici si è notevolmente ridotta, tanto più se si acquista attraverso i canali alternativi alla distribuzione convenzionale. Oltretutto, essendo meno dipendente la petrolio, la produzione biologica è meno condizionata dalla dinamica dei prezzi di quest’ultimo. In prospettiva, dunque, i costi del bio manterranno una stabilità che permetterà un prezzo equo e giusto sia per il consumatore che per il produttore”. “Con la leadership conquistata in Europa la produzione biologica Made in Italy è una opportunità in più offerta dall’agricoltura italiana ai cittadini che dimostrano una sensibilità crescente verso acquisti sostenibili dal punto di vista ambientale - ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini - nel sottolineare che in attuazione del nuovo regolamento comunitario “occorre introdurre al più presto il marchio del biologico italiano per consentire ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli”.Tra le iniziative della Biodomenica, presenti in tutta Italia da Nord a Sud:- Roma. Presso la Città dell’Altra Economia: mostra-mercato dei produttori bio laziali; laboratorio e degustazioni per adulti del commercio equo e solidale; animazione e laboratori per bambini sulla trasformazione degli alimenti; “Manipolazione creativa”, alla scoperta dei materiali attraverso il tatto; “Dal seme alla pianta”. Biolà offrirà a Roma latte biologico alla spina ad ad 1 euro- Piacenza. Piazza Cavalli. Mostra mercato e degustazioni da mattina a sera. Sarà presente il Consorzio Biopiace (finalista Oscar Green), insieme di aziende biologiche impegnate ad offrire alimenti locali, sani e di qualità senza trascurare la tutela del paesaggio rurale e la biodiversità. - Napoli. Nella Villa Comunale: circa 20 stand dove sarà possibile conoscere sotto il profilo nutrizionale, degustare e comprare direttamentedai produttori le produzioni agroalimentari tipiche ottenuti con metodi biologici, sia fresche che in conserva.

I sapori del biologico fanno bene al clima appuntamenti in tutta italia con degustazioni, mercatini e animazioni.
A Roma dalle ore 10,30 alla Città dell’Altra Economia (ex mattatoio di Testaccio - Largo Dino Frisullo) Dopo il tutto esaurito per il pane distribuito ad un euro al chilo, nella Capitale arriva il latte biologico crudo alla spina offerto per l’occasione al prezzo calmierato di un euro al litro anche con la distribuzione gratuita dei contenitori riciclabili. Laboratori con la preparazione del miele e del formaggio dal vivo, falsi prodotti tipici biologici italiani scoperti all’estero ma anche la sfilata riciclona con abiti e accessori realizzati esclusivamente con materiali di scarto sono alcuni degli altri ingredienti della Biodomenica a Roma il 5 Ottobre a partire dalle ore 10,30 alla città dell’Altra Economia (ex mattatoio di Testaccio - Largo Dino Frisullo).Saranno presenti il presidente di Coldiretti (Sergio Marini), dell' Aiab (Andrea Ferrante) e di Legambiente (Vittorio Cogliati Dezza) insieme al Sindaco di Roma Gianni Alemanno.Decine di gustosi stand affolleranno le città, da Roma a Firenze, da Piacenza a Catanzaro, da Isernia a Napoli e in molte altre località, per avvicinare gli italiani al biologico Made in Italy e dimostrare che fa bene alle tasche, all’ambiente e al clima.

Scommettere sull'energia fotovoltaica vuol dire per lItalia ridurre leccessiva dipendenza dallestero per il proprio approvvigionamento energetico ma vuol dire anche dare nuovo slancio alle imprese. La Spagna in pochi anni riuscita a creare un settore industriale che occupa oltre 30mila persone. In Germania le rinnovabili danno lavoro a pi di 120 mila e il governo cinese ha annunciato di voler portare la produzione nazionale da rinnovabili al 12%. Una strada ormai tracciata secondo Gianni Chianetta, presidente di Assosolare, lAssociazione Nazionale dellIndustria Fotovoltaica, che deve essere percorsa con determinazione, non dimenticando che rappresenta unopportunit di sviluppo per il nostro paese, sia in termini ambientali che economici. Di pari passo bisogna procedere nella diffusione della cultura energeticoambientale e iniziative come la Biodomenica sono importanti per sensibilizzare il grande pubblico e informare correttamente. Secondo lo scenario tracciato dallultimo Solar Generation, rapporto curato da EPIA e Greenpeace, entro il 2030 il fotovoltaico dovrebbe ridurre le emissioni annuali globali di Co2 di circa 1,6 miliardi di tonnellate. Questa riduzione equivalente alle emissioni di 450 centrali elettriche alimentate a carbone (con dimensione media di 750MW). I risparmi cumulati in termini di emissioni di Co2 derivanti dallenergia solare raggiungeranno un livello di 9 miliardi di tonnellate tra 2005 e il 2030. Un impianto fotovoltaico non contribuisce alleffetto serra, alle patologie respiratorie, alle piogge acide, non fonte di inquinamento termico ed acustico e soprattutto una fonte inesauribile di energia, disponibile per tutti, prodotta nel punto di consumo e perfettamente integrabile nel contesto urbano ed agricolo. Ed proprio il comparto agricolo la nuova frontiera del fotovoltaico sia per autoconsumo che per la produzione di energia elettrica. Secondo dei dati trasmessi da Coldiretti coinvolgendo meno del 5% delle aziende agricole per installare 100.000 impianti fotovoltaici da 3Kw possibile avere un aumento della potenza installata di 300Mw ed una producibilit annua di 390GWh di energia elettrica. Basti pensare ad esempio alle zone rurali dove manca la rete elettrica per lalimentazione delle pompe per lirrigazione dei campi, allalimentazione delle serre, alla riqualificazione dei terreni dismessi e delle aree agricole abbandonate, soprattutto nel Sud Italia.

venerdì 3 ottobre 2008

Regione Veneto: Crel approva nuovi indirizzi politica energetica

Investimenti nella ricerca, promozione dell'uso di fonti energetiche alternative e rinnovabili, rinnovamenti e riqualificaiozne di edifici pubblici e privati per una maggiore efficienza energetica. Sono tutte azioni da mettere in pratica da subito, ma basta parlarne per cambiare la realtà che ci circonda?

(Arv) Venezia 19 set. 2008 - Diversificare le fonti energetiche, investire sulle energie rinnovabili, sbloccare la riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle e sostenere ogni forma di risparmio energetico: sono questi gli indirizzi portanti in materia di politiche per l'energia approvati oggi all'unanimità dalla Conferenza regionale per l'economia e il lavoro, l'organo di confronto e di consultazione tra istituzioni, parti sociali e autonomie locali istituito con legge dal Consiglio regionale del Veneto e riunito oggi in seduta plenaria a palazzo Ferro-Fini. Il Veneto - secondo le ricerche e gli approfondimenti svolti dal Crel - è passato nell'ultimo quinquennio da regione esportatrice di energia a regione deficitaria, con un saldo negativo pari al 41 per cento del proprio fabbisogno. L'obiettivo, mutuato dalle convenzioni internazionali sul clima, è quello di ridurre del 20 per cento entro il 2020 le emissioni di gas serra, di arrivare a produrre il 20 per cento del fabbisogno di energia elettrica da fonti rinnovabili e di ridurre del 20 per cento i consumi recuperando sull'efficienza energetica degli edifici e degli impianti industriali e domestici. Lo schema di azioni "coordinate e condivise" tracciato dal documento del Crel, e frutto del confronto condotto dall'organismo consultivo tra istituzioni, operatori del settore, centri di ricerca e soggetti economici, impegna la Regione Veneto ad approvare una legge regionale sulle fonti rinnovabili "che coordini norme urbanistiche, norme ambientali, norme sulle concessioni idroelettriche e sulle connessioni degli impianti alle reti di trasporto dell'energia" al fine di semplificare le procedure ed evitare controversie giuridiche. Il secondo impegno "politico" è l'invito al governo nazionale a sbloccare con urgenza il piano di riconversione industriale della centrale di Porto Tolle "rimuovendo l'intricato intreccio di competenze e procedure che ne ha finora frenato il decollo". Sul fronte delle energie rinnovabili le decisioni assunte oggi dal Crel vanno nella direzione di promuovere l'utilizzo degli impianti solari negli edifici pubblici e privati, la realizzazione di reti e impianti di teleriscaldamento e di centrali termoelettriche che utilizzino le biomasse legnose, i liquami e i gas agricoli, i biocarburanti e l'energia eolica. Tra le iniziative ad immediata operatività il documento propone la creazione di un fondo di rotazione che favorisca l'efficienza energetica nelle attività produttive, dove - si sottolinea - "i margini di risparmio sono elevatissimi", e l'avvio di nuovi strumenti creditizi per incentivare l'uso di fonti rinnovabili, sia in ambito industriale, sia in quello civile, sia nel settore trasporti. Quanto al recupero di efficienza energetica il Crel ribadisce che politiche e azioni in tal senso possono portare a risparmiare fino al 30 per cento dell'attuale fabbisogno di energia e prospetta quindi alcuni indirizzi: obbligo di 'diagnosi energetica' sugli edifici pubblici, sostegno all'edilizia sostenibile e alla realizzazione di 'case ecologiche' e, infine, investimenti nella ricerca su materiali ed edifici a basso consumo energetico, istituendo anche un apposito centro regionale dedicato, così come hanno fatto le regioni confinanti Emilia Romagna e Trentino Alto Adige.

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giovedì 2 ottobre 2008

Documenti d'annata [giugno 1999]

Pubblico un documento interessante, risalente ormai a quasi 10 anni fa. Quanto, e cosa, è cambiato da allora? Tante perplessita' purtroppo sono rimaste, così come è rimasto l'atteggiamento arrogante di tante multinazionali che considerano l'economia agricoltura con logiche industriali, inseguendo sistemi di produzione che rendano il massimo del profitto con il minimo sforzo. I governi latitano, e i controllori spesso sono tanto poco autorevoli quanto poco credibili. E il consumatore finale che fine fa?

Gli alimenti geneticamente manipolati: la vita in gioco

A cura di Alessandro Giannì e Claudia Carrescia

GLI ALIMENTI GENETICAMENTE MANIPOLATI SONO UN ESPERIMENTO RISCHIOSO E NON NECESSARIO


Se continuerà l'attuale tendenza, entro pochi anni la maggior parte degli alimenti che mangiamo potrebbe essere geneticamente manipolata. Potenti multinazionali vogliono farci credere che questi alimenti sono assolutamente sicuri, nutrienti e senza alcun rischio. Scienziati indipendenti ci avvertono invece che sappiamo troppo poco di come funziona l'eredità genetica degli esseri viventi e credono che l'ingegneria genetica sia una tecnologia imperfetta e rischiosa. Greenpeace non ha una campagna contro le Biotecnologie o contro l'Ingegneria Genetica. Ma Greenpeace considera il rilascio in natura di organismi geneticamente manipolati un rischio ambientale inaccettabile e teme le conseguenze sanitarie e sociali della diffusione di colture e quindi di alimenti geneticamente manipolati. Per questo Greenpeace chiede di fermare la coltivazione e la produzione di prodotti transgenici.

1. COS'E' UN GENE? Tutte le piante e tutti gli animali contengono milioni di cellule, ognuna delle quali ha un nucleo: dentro ogni nucleo ci sono catene di una lunga molecola, il DNA, organizzate in strutture chiamate cromosomi. Se tutto il DNA del corpo umano venisse srotolato, raggiungerebbe la luna e tornerebbe sulla Terra ben 8.000 volte! Di solito, ogni cellula contiene una doppia serie di cromosomi, una è ereditata dal padre e l'altra dalla madre. Questi gruppi di cromosomi parentali si uniscono quando lo sperma feconda l'ovulo (negli animali) o il polline feconda l'uovo (per le piante): così si forma il corredo cromosomico della prima cellula embrionale che, poi, continuerà a dividersi per formare un nuovo individuo. Il materiale genetico ereditato dai genitori, portato nei cromosomi, sarà perciò identico in ogni cellula del nuovo organismo. Il DNA è spesso descritto come un progetto che contiene tutte le informazioni più importanti ed essenziali, necessarie per definire la struttura ed il funzionamento dell'organismo. Secondo questa semplificazione, i geni (porzioni della molecola del DNA) sono come singole parti di questo progetto ed ogni gene definisce, "codifica", una particolare caratteristica dell'organismo. Ad esempio, il gene dell'insulina è quel "pezzo" di DNA che contiene le informazioni per produrre l'insulina. "Secondo questa concezione, l'organismo è come una macchina e la sua fisiologia praticamente come una serie di processi industriali" (1). In realtà, i geni e la loro azione sono molto difficili da definire ed il loro funzionamento può essere compreso solo nel contesto in cui operano: l'organismo vivente. Nessun gene lavora da solo, i geni sono piuttosto sequenze di DNA che funzionano in reti complesse, regolate in modo rigoroso per permettere ai processi biologici di avvenire nel posto giusto ed al momento giusto. Questa fitta rete viene regolata ed influenzata dai fattori ambientali in una rete di interazioni complesse che si sono sviluppate in milioni di anni. Secondo Barbara Mc Clintok, premio Nobel 1983 per il suo lavoro pioneristico nel campo della genetica, il funzionamento dei geni "è totalmente dipendente dall'ambiente in cui vengono a trovarsi"(2).
1. Kollek R. The gene – that obscure object of desire, dal libro "L'Industria della Vita".
2. Fox Keller E. (1986) Love, power and Learning (Liebe, Macht und Erkenntis), Hanser: Munich, p. 179.

COS'E' L'INGEGNERIA GENETICA?

Nelle forme tradizionali di incrocio, le diverse varietà vegetali e le razze animali sono state ottenute mediante un processo di selezione che ha utilizzato una moltitudine di caratteristiche genetiche già presenti all'interno di ogni singola specie. In natura, gli incroci tra organismi avvengono entro i limiti della specie: ad esempio, una rosa rossa può incrociarsi con una rosa gialla, ma una rosa non potrà mai incrociarsi con un ratto. Quando specie affini ma diverse riescono ad incrociarsi, di solito la prole è sterile. Ad esempio, un cavallo può accoppiarsi con un asino ma il prodotto, il mulo, è sterile. Queste barriere sono essenziali per l'integrità delle specie. L'ingegneria genetica, a differenza dei sistemi tradizionali di incrocio, prevede invece l'inserimento dei geni appartenenti ad una specie nel corredo genetico di un'altra, allo scopo di trasferire le caratteristiche desiderate. Per esempio, si può selezionare il gene di un pesce artico che produce una sostanza anticongelante e trasferirlo in un pomodoro o in una fragola per renderli resistenti al congelamento. Oggi, gli scienziati possono introdurre nelle piante geni presi da batteri, virus, insetti, animali e persino esseri umani. Poiché abbiamo modificato le caratteristiche genetiche di piante ed animali per migliaia di anni, si sostiene che l'ingegneria genetica sia soltanto un'estensione delle tradizionale pratiche di coltura. Anche se è vero che le colture alimentari di cui ci nutriamo oggi assomigliano ben poco alle piante selvatiche da cui derivano, è evidente che, grazie a queste nuove tecnologie, gli organismi vengono manipolati in modo molto diverso.

COME FUNZIONA L'INGEGNERIA GENETICA?

Ci sono numerose tecniche a disposizione dell'ingegneria genetica. Certe proteine, gli enzimi "di restrizione", funzionano come forbici e sono usate per tagliare pezzi di DNA in punti specifici e, dunque, per selezionare i geni prescelti. Questi geni sono poi di solito inseriti in molecole circolari di DNA, i plasmidi, che si trovano nei batteri. Questi si riproducono rapidamente, moltiplicando anche il numero dei plasmidi ospiti ed in poco tempo si possono avere migliaia di copie identiche (cloni) del "nuovo" gene, cioè del gene che si vuole trasferire. Per inserire (trangenesi) il nuovo gene nel DNA di una pianta ci sono due metodi principali: 1. Il gene viene inserito in un pezzo di DNA preso da un virus o da un batterio. Si creano così numerose copie di un "vettore" infettante, capace cioè di penetrare nella pianta da ingegnerizzare e quindi di trasferire nel suo DNA il nuovo gene. 2. Si incollano su microscopiche sferette d'oro tantissime copie del gene da trasferire. Le sferette sono poi letteralmente sparate con uno speciale "fucile" su uno strato di cellule della pianta da ingegnerizzare. Per caso, alcuni di questi proiettili riusciranno a "colpire" il nucleo delle cellule, ed il gene verrà poi integrato, a caso, nel DNA della pianta. Per gli animali si usa la tecnica della microiniezione: nelle uova fecondate si iniettano copie del nuovo gene sperando che almeno una copia del "nuovo" gene si integri nel DNA animale. Siccome queste tecniche di trasferimento hanno una bassissima percentuale di successo, l'ingegneria genetica usa spesso dei "geni marcatori" che sono posizionati vicino al nuovo gene che deve essere trasferito. Il gene marcatore è spesso un gene che fornisce resistenza agli antibiotici, che sono sostanze che uccidono le cellule. Per sapere se il trasferimento ha effettivamente avuto luogo le cellule in cui si spera sia stato inserito il nuovo gene vengono esposte all'azione dell'antibiotico: le cellule che sopravvivono, grazie alla presenza del gene marcatore, verosimilmente contengono anche il nuovo gene. Da queste cellule verrà il "nuovo" organismo transgenico. Bisogna ricordare comunque che l'ingegneria genetica non è una scienza esatta. Nonostante tutte queste raffinate, fantascientifiche tecnologie, non è possibile guidare l'inserzione del nuovo gene in un sito specifico: il punto d'inserimento è del tutto casuale.


EFFETTI IMPREVEDIBILI DELL'INGEGNERIA GENETICA

Sappiamo poco di come sia regolata l'attività dei geni. Ogni modifica del DNA di un organismo potrebbe per quel che ne sappiamo avere effetti a catena, impossibili da prevedere e da controllare. Nel 1992, un gene che produceva un pigmento rosso è stato preso dal mais e trasferito nella petunia. A parte il fatto che i fiori di petunia divennero bianchi, la piantina transgenica presentava più foglie e germogli della norma, maggior resistenza ai funghi parassiti ed una minore fertilità. (1) L'inserimento di un gene estraneo può quindi distruggere il delicato equilibrio che regola l'interazione tra i geni, e tra i geni ed i fattori esterni. Il nuovo gene potrebbe, ad esempio, alterare reazioni chimiche che avvengono nella cellula o disturbare le funzioni cellulari. Ciò potrebbe produrre instabilità metabolica e creare nuove tossine o allergeni (molecole che scatenano risposte allergiche) o cambiare il valore nutritivo dell'organismo in questione. (2) Bisogna anche considerare che per far funzionare il nuovo gene nella cellula ospite, si inserisce nelle sue vicinanze un "interruttore" (promoter), cioè un pezzo di DNA preso da un virus o da un batterio, che attiva il gene che gli sta vicino. Questi "promoter", che spesso forzano i geni ad essere attivi da 10 a 1000 volte più del normale, possono influenzare altri geni vicini al punto d'inserimento nel DNA del "nuovo" gene, ad esempio attivandoli o alterandone l'attività.(3) Il "promoter" potrebbe, ad esempio, stimolare una pianta a produrre livelli superiori alla norma di una sostanza che a basse concentrazioni è innocua ma che diventa pericolosa se presente in maggior quantità. E' ciò che è stato osservato in un lievito (un microorganismo) che era stato geneticamente manipolato per aumentarne le capacità di fermentazione: è stata riscontrata la produzione di una molecola chiamata metil-glioxal, a concentrazioni tali da avere effetti tossici e cancerogeni. (4)
1.Meyer P., Linn F., Heidermann I., Meyer H., Neidenhof I., Saedler H. (1992) Endogenous and environmental factors influence 35S promoter methylation of a maize A1 gene construct in transgenic petunia and its colour phenotype. Mol. Gen. Genet., Vol 231, p. 345. Tappeser B. (1990) Gutachen zur wissenschaften Zieseztung und dem wissenschaftlichen Sinn des Freisetzungsexperimentes mit trqansgenen Petunien. Oeko-Institut e. V., Freiburg.

2.Fagan J. Assessing the safety and nutritional quality of genetically engineered foods. .

3.Steinbrecher R., Ho M. (1996) Fatal Flaws in Food Safety Assessment: Critique of The Joint FAO/WHO Biotechnology and Food Safety Report, 1996.

4.Inose T., Murata K. (1995) Enhanced accumulation of toxic compound in yeast cells having high glycolytic activity: a case study on the safety of genetically engineered yeast. Int. J. Food Science Tech. 30: 141-146.


GLI ALIMENTI GENETICAMENTE MANIPOLATI (GM) NON SONO SICURI

La maggior parte delle persone ha saputo per la prima volta dell'esistenza degli alimenti GM nel 1996, quando negli USA la multinazionale Monsanto mise in commercio un tipo di soia ingegnerizzata per resistere all'erbicida Roundup da essa stessa prodotto. Oltre il 40% del raccolto di soia americano viene esportato, soprattutto in Europa e quando arrivò il primo raccolto di soia geneticamente manipolata, questo era stato deliberatamente mescolato con la soia tradizionale: l'Associazione dei coltivatori di soia americani si è rifiutata di segregare la soia normale da quella manipolata, come gli veniva richiesto, perché le considerava "sostanzialmente equivalenti". (1) Il principio della "sostanziale equivalenza" è la base dei criteri internazionali per la gestione e la verifica delle misure di sicurezza riguardanti gli alimenti GM. Secondo questo principio, si comparano determinate caratteristiche chimiche degli alimenti GM con quelli tradizionali: se risultano grossomodo simili, allora gli alimenti GM non devono essere sottoposti a test rigorosi, in quanto si ritiene che essi non siano più pericolosi dei prodotti tradizionali. Da un punto di vista scientifico, la "sostanziale equivalenza" come base per la definizione del rischio è improponibile e non può essere usata in maniera affidabile per verificare la sicurezza degli alimenti. Gli alimenti GM possono infatti contenere nuove molecole –inaspettate- che potrebbero essere tossiche o causare allergie. Perché un prodotto GM potrebbe essere non solo "sostanzialmente equivalente", ma addirittura del tutto identico al suo omologo tradizionale tranne che per la presenza - a questo punto non rilevabile – di una singola molecola tossica. Nel 1989, 37 persone sono morte negli USA dopo aver assunto un integratore alimentare, l'amminoacido L-triptofano, che era stato prodotto usando batteri geneticamente manipolati. Secondo il principio della sostanziale equivalenza quella preparazione sarebbe risultata assolutamente sicura per il consumo umano, visto che l'agente tossico non era certo il triptofano (una sostanza innocua che assumiamo continuamente con gli alimenti), ma alcune molecole presenti in modo inaspettato ed in scarsissime quantità. E non si possono purificare i prodotti alimentari da contaminanti chimici di cui non si sospetta nemmeno l'esistenza. Gli alimenti GM già presenti sul mercato USA comprendono il mais, la soia, le patate, la zucca, i pomodori, il radicchio e la papaia, così come latte e latticini provenienti da mucche trattate con un ormone della crescita (rBGH) ottenuto tramite l'ingegneria genetica. Numerosi enzimi prodotti da microrganismi ingegnerizzati sono comunemente usati nei processi di preparazione degli alimenti. Nessuno di questi alimenti è stato sottoposto a studi approfonditi come succede invece per i farmaci per i quali infatti occorrono ben 15 anni di sperimentazione clinica. Che comunque non bastano ad escludere ogni rischio: il 3% dei farmaci posti in commercio è infatti ritirato a causa di seri effetti collaterali.
1.American soybean Association (Novembre 1996) European response to genetically modified soybeans, comunicato stampa http://www.oilseeds.org/asa/news.htm


PROBLEMI DEGLI ALIMENTI GM

Numerosi sondaggi sono stati condotti in tutto il mondo per monitorare l'atteggiamento del pubblico riguardo agli alimenti GM. Nei paesi più sviluppati sono stati evidenziati serie discrepanze tra le politiche dei governi e le preoccupazioni del pubblico. Con poche eccezioni, i governi hanno incoraggiato l'introduzione dell'ingegneria genetica negli alimenti. I sondaggi d'opinione, comunque, hanno mostrato che la maggioranza delle persone preferirebbe, piuttosto, farne a meno. Le preoccupazioni riguardano numerosi aspetti: Il diritto alla scelta - Molti consumatori temono che l'assenza di segregazione tra prodotti tradizionali e geneticamente manipolati, e di etichettatura – unita al fatto che sono molti gli alimenti GM che stanno per arrivare – non permetteranno loro di esercitare una libera scelta. Problemi sanitari - Il pubblico comincia a capire che le preoccupazioni sulla sicurezza degli alimenti GM hanno una valida base scientifica. C'è una diffusa riluttanza a sostituire quello che già mangiamo – e che sappiamo non essere pericoloso – con alimenti che potrebbero essere rischiosi. La mancanza di fiducia nelle istituzioni governative ha reso il pubblico molto sospettoso, soprattutto dopo la pessima esperienza della "mucca pazza" , riguardo alle ripetute rassicurazioni sulla sicurezza degli alimenti GM. Questioni etiche – Per molte persone il problema principale non è se gli alimenti GM sono sicuri o no, ma il fatto che essi siano innaturali e non necessari. Per alcuni, essi offendono quei profondi principi morali che riguardano i rapporti tra l'umanità e la Natura. Politica internazionale – Gli accordi per il libero commercio internazionale stanno aumentando il potere degli interessi economici, ed il pubblico è preoccupato che i governi siano sempre più influenzati nelle loro decisioni da organismi le cui politiche non prevedono la protezione ambientale e sanitaria, ma sono basate esclusivamente sul profitto. Monopolio economico – Il commercio degli alimenti e delle colture GM è dominato da un pugno di multinazionali come Monsanto, Novartis, Zeneca, Aventis, AgrEvo e DuPont. E' opinione comune che questi saranno i soli a trarre benefici dal commercio dei prodotti GM. Impatto sociale: numerosi gruppi ed associazioni di coltivatori, in tutto il mondo, hanno espresso opposizione alle colture transgeniche perché temono che, con l'introduzione dei brevetti in campo agricolo, le multinazionali possano esercitare un controllo totale sulle attività agricole. Fame nel Mondo: l'opposizione alle colture transgeniche è ancora più forte tra i contadini e le comunità rurali dei paesi in via di sviluppo. Alcuni gruppi, in India e Brasile, hanno addirittura distrutto alcuna campi di colture transgeniche. Essi, e molti intellettuali, hanno ridicolizzato la pretesa delle multinazionali e dei politici che le spalleggiano secondo cui queste colture potrebbero risolvere o anche solo alleviare i problemi di sicurezza alimentare nei paesi poveri. Rischi per l'ambiente – Ci sono sempre più prove che l'ingegneria genetica crea nuovi rischi agli ecosistemi, minacciando la biodiversità e l'equilibrio tra le specie. Gli effetti potenziali a lungo termine sono quelli che destano le maggiori preoccupazioni. Tra l'altro gli organismi GM dispersi nell'ambiente potrebbero trasferire le loro caratteristiche mutanti ad altre specie, creando così forme di vita pericolose che non possono più essere controllate. Questa forma di inquinamento genetico è anche peggio di quello chimico, visto che gli organismi GM sono in grado di riprodursi e di diffondersi nell'ambiente.

ETICHETTATURA

Quando i consumatori hanno cominciato a capire che stavano mangiando alimenti GM senza saperlo, le organizzazioni che li rappresentano di tutto il mondo chiesero immediatamente una loro etichettatura obbligatoria. (1) Il 27 maggio 1998 il Codex Alimentarius (un'agenzia dell'ONU che definisce le regole internazionali sugli alimenti) ha respinto queste richieste, decidendo a favore di un sistema di etichettatura incompleto a tutto vantaggio delle industrie dell'alimentazione e della bioingegneria. Le multinazionali hanno utilizzato il principio della "sostanziale equivalenza" per sostenere che sarebbe stato discriminatorio etichettare obbligatoriamente gli alimenti GM, suggerendo che ciò sarebbe anche una barriera commerciale illegale. Un'etichettatura obbligatoria potrebbe consentire ai consumatori di boicottare i prodotti GM, rendendo necessaria l'introduzione della segregazione con un aumento dei costi tale da rendere gli alimenti GM economicamente non convenienti. Scienziati indipendenti hanno sottolineato che gli alimenti GM sono, in realtà, "sostanzialmente differenti" dagli altri cibi e che l'etichettatura è essenziale soprattutto per avere la possibilità di rintracciare ed identificare ogni problema sanitario che possa insorgere. Nell'Unione Europea, dal 1 settembre 1998, è stata introdotta una nuova legislazione sull'etichettatura parziale della soia e del mais GM. Si stima che in Europa la soia GM sia presente in circa il 60% degli alimenti confezionati, sotto forma di olio vegetale, farina di soia, lecitina e proteine di soia. Il mais GM può essere rinvenuto in circa il 50% dei cibi confezionati come mais, farina, amido e sciroppo. Secondo l'attuale legislazione europea, però, più del 90% di questi ingredienti non devono essere etichettati. L'industria alimentare ha utilizzato argomenti pseudo-scientifici per motivare il suo rifiuto di etichettare i derivati della soia e del mais (lecitine, olii, amidi, sciroppi) provenienti da colture transgeniche. Essa sostiene che siccome i processi che portano alla produzione di tali derivati distruggono DNA e proteine (anche quelli trasferiti mediante transgenesi), questi derivati sono uguali ai prodotti derivati da piante naturali. Ma la maggior parte delle persone chiede comunque di sapere se il cibo che scelgono di acquistare derivi o no da organismi GM perché vogliono evitarli per motivi etici o perché preoccupati dai rischi ambientali. Inoltre, come abbiamo visto, i rischi potenziali degli OGM non necessariamente hanno a che fare con il DNA e le proteine transgeniche, ma anche con le imprevedibili conseguenze dell'alterazione delle sequenze del DNA. In teoria, il modo migliore per evitare gli alimenti GM è quello di mangiare prodotti dell'agricoltura biologica. Sebbene non esistano ancora norme precise, i produttori biologici rifiutano gli OGM. Per creare maggior confusione, nella primavera del '98, il Ministero dell'Agricoltura USA ha proposto di etichettare gli alimenti GM come provenienti da agricoltura biologica; solo grazie ad oltre 280.000 lettere di protesta questo tentativo e' stato bloccato.
1. Consumer International, che ha richiesto al Codex l'etichettatura obbligatoria, rappresenta 235 associazioni di consumatori in 109 paesi.

CHI E' CHE CONTROLLA?

L'industria dell'ingegneria genetica è ormai dominata da un pugno di multinazionali con interessi nel settore alimentare, sementiero, chimico e farmaceutico. Di fatto poche multinazionali esercitano un controllo monopolistico sul mercato globale dell'industria bio-ingegneristica. Ecco grazie a chi: L'Organizzazione Mondiale per il Commercio (in inglese, WTO) da priorità agli accordi per il libero commercio che rendono difficile per i singoli paesi rifiutarsi di importare un nuovo prodotto, o una nuova tecnologia, anche se preoccupati da possibili rischi sanitari o ambientali. I brevetti sugli esseri viventi (tra poco legalizzati in Europa e dunque anche in Italia) permettono alle multinazionali di "possedere" le varietà vegetali transgeniche e di controllare enormi fette di mercato. La ricerca nel settore delle biotecnologie agro-alimentari è molto costosa: sviluppare, testare e quindi brevettare una varietà vegetale transgenica può costare miliardi di lire. Solo le multinazionali, e qualche agenzia governativa, possono permettersi investimenti di questo tipo. La fusione tra imprese, un processo in crescita in tutti i settori produttivi di importanza strategica, sta compattando sempre di più anche il settore delle biotecnologie. La sola Monsanto, per esempio, ha speso oltre 14.000 miliardi di lire in acquisizioni negli ultimi 3 anni. Secondo Robert T. Fraley, co-presidente del settore agricoltura di Monsanto "questo non è solo consolidamento di imprese che producono sementi, ma un vero e proprio consolidamento dell'intera catena alimentare". (1) Anni di intense pressioni da parte del settore industriale cominciano a dare i loro frutti. La quota del mercato planetario controllato dalle multinazionali, che vale oggi più di 3,5 milioni di miliardi, è in rapido aumento (2). Secondo alcuni esperti, continuando in questo modo tra cinque/otto anni la maggior parte del cibo che mangeremo sarà geneticamente manipolato. Molti paesi industrializzati hanno ormai fatto propria l'agenda dell'industria biotecnologica e stanno incoraggiando gli investimenti nell'ingegneria genetica per ricavare profitti e vantaggi competitivi (3). In particolare, il governo americano è stato più volte criticato per aver costituito una sorta di tramite tra la politica e le multinazionali impegnate nell'ingegneria genetica: molte delle persone che occupano o hanno occupato le posizioni governative più importanti in questo hanno forti legami con quelle multinazionali. Ci sono prove che il Governo degli Stati Uniti ha esercitato pressioni su altri paesi, ad esempio per bloccare leggi sull'etichettatura: un documento del governo della Nuova Zelanda del 19 febbraio 1998, pubblicato sul quotidiano inglese "The Indipendent" il 22 novembre 1998 ha svelato come gli Stati Uniti minacciassero di escludere la Nuova Zelanda da un potenziale accordo di libero commercio a causa dei piani neozelandesi di etichettare gli alimenti GM. La lobby delle biotecnologie è in azione anche in Europa. In un documento riservato di cui Greenpeace è in possesso, l'Agenzia di Pubbliche Relazioni Burson Marsteller si dimostrava fiduciosa della benevolenza dei politici consigliando ad EuropaBio (un consorzio che raggruppa le aziende biotecnologiche con interessi economici in Europa) di non partecipare ad alcun dibattito pubblico sulla manipolazione genetica e di farvi partecipare "quelli su cui il pubblico confida, politici e legislatori, per rassicurare il pubblico che i prodotti biotecnologici sono sicuri" (4). In Italia, il Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie, un comitato consultivo nominato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha pubblicato un rapporto sulle sue attività che tra l'altro da notizia del Gruppo di Lavoro sulla Comunicazione nel Campo delle Biotecnologie. Gli obiettivi del Gruppo di Lavoro sono per lo meno inquietanti. Nel documento si legge che "tale Gruppo dovrà focalizzare l'attenzione dell'opinione pubblica sui vantaggi che derivano dall'impiego dei prodotti biotecnologici sia in campo biomedico che nel settore alimentare e nel contempo rassicurare sull'innocuità di tali prodotti". (5)
1.Fraley R. (1996) sul Farm Journal, citato da Flint J. (1998) Agricoltural Industry giants moving towards genetic monopolism. Telepolis, Heise Online. http://www01.ix.de/tp/englishinhalt/co/2385/1.html.

2.Comunicato del Rafi (Rural Advancement Federation International), The gene giants: masters of the universe?Marzo-Aprile 1999

3.Nel 1995, il ministero del Commercio e dell'Industria inglese ha lanciato un progetto quadriennale di 28 miliardi di lire per un progetto di informazione alle imprese chiamato "Biotechnology means business" per comunicare alle imprese le occasioni di profitto e vantaggio competitivo fornite dalle biotecnologie

4.Burston Marsteller (Gennaio 1997) "Communication Programmes for EuropaBio"

5.Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie (1997) Sintesi delle attività svolte (pag. 6).


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