mercoledì 10 marzo 2010

Il Veneto che vogliamo. Lettera ai candidati alle elezioni regionali


Il documento predisposto dalla “Rete dei comitati e delle associazioni del Veneto a difesa dell’ambiente, del territorio e della salute”, emanato il 1° marzo 2010

La nostra Rete raccoglie un numero crescente di gruppi, associazioni, comitati impegnati nella difesa del territorio e dell’ambiente di tutto il Veneto. La mobilitazione che abbiamo suscitato contro le scelte devastanti del PTRC del Veneto ha testimoniato la diffusa volontà di criticare per cambiare, per costruire un Veneto diverso. Sappiamo che grandi saranno le responsabilità di quanti saranno eletti, e seguiremo con attenzione non tanto le loro promesse pre-elettorali, quanto le scelte che faranno nel governare. Delle loro scelte chiederemo loro conto, giorno per giorno.
Riassumiamo di seguito le scelte principali sulle quali verificheremo le loro azioni: ciò che critichiamo e non vogliamo, e ciò che vogliamo e chiediamo.

1. RISPETTO DEI LIMITI EUROPEI PER SMOG E POLVERI INALABILI
Mai la salute delle persone è stata posta al primo punto delle scelte della Regione. É di questo invece che bisogna in primo luogo preoccuparsi e operare, soprattutto nelle aree urbane, a partire da bambini e anziani.
Chiediamo che venga urgentemente predisposto ed approvato un vero Piano Regionale di Tutela e Risanamento dell’Atmosfera (così come richiesto dalle direttive europee) abbattendo le emissioni di PM10 e PM 2,5. Fino all’approvazione del PRTRA che preveda misure certe ed efficaci per il rientro nei limiti di legge chiediamo una moratoria preventiva delle autorizzazioni di qualsiasi nuovo impianto termo-industriale, energetico e di combustione di rifiuti, nonché di qualsiasi infrastruttura autostradale che comporti un aumento del traffico veicolare su strada

2. MESSA IN SICUREZZA DEL TERRITORIO. Difesa del suolo e delle acque, dalla montagna alla costa
Incuria, degrado, abbandono della manutenzione, edificazione indiscriminata, realizzazione di strade e dighe che impediscono il deflusso delle acque e tagliano i versanti: la scelta di privilegiare in ogni settore le trasformazioni del territorio ha già provocato danni ingenti, minacciato la sicurezza dei patrimoni pubblici e privati e della stessa vita delle persone.
Esistono le leggi e strumenti (piani di bacino) che consentono di operare con saggezza e lungimiranza per difendere il suolo, con divieti e con interventi attivi. Occorre adoperarli, nelle montagne come nelle pianure, nelle colline come nelle aree costiere, nella gestione delle acque come in quella delle aree boschive. L’integrità fisica del suolo è una componente essenziale della sicurezza delle popolazioni.

3. ENERGIA: RISPARMIO SI, SOLE SI, ATOMO NO. Un Piano Energetico commisurato alla domanda reale
Le politiche regionali hanno sistematicamente trascurato quello che dovrebbe essere il punto di partenza di una seria politica dell’energia: ridurre gli enormi sprechi, ridurre la domanda di energia. Lasciando immutati gli sprechi, e anzi incentivandoli con le politiche infrastrutturali, hanno artificialmente provocato un aumento della domanda rispondendo con la promozione di nuove centrali, socialmente inutili, dannose alla salute, rischiose alla vita delle persone e devastanti dell’ambiente naturale e storico.
Chiediamo che in primo luogo si riduca la domanda di energia puntando sull’efficienza nei principali settori (trasporti, impianti e processi industriali, edifici) e sui bilanci energetici anche attraverso un nuovo Piano Energetico Regionale improntato ai criteri delle “Transition Town” (cioè cominciando già a programmare la fuoriuscita dal petrolio) e rinnovando e calibrando gli incentivi economici e fiscali e adeguando i regolamenti edilizi al risparmio energetico degli edifici (coibentazione e nuove tecnologie costruttive, rinnovo degli impianti, ecc.). Per uscire dallo spreco di petrolio/carbone/metano serve molta più energia da fonti rinnovabili (solare termico e foto-voltaico, mini-impianti geotermici, eolici e idroelettrici su piccoli salti); gli incentivi agli impianti fotovoltaici devono privilegiare l’installazione sui capannoni scoraggiando l’occupazione di terreni agricoli. Occorre rivedere gli incentivi per gli impianti da fonti rinnovabili, escludendo quelli che utilizzano prodotti vegetali da filiera lunga. Occorre rifiutare il buco nero delle centrali nucleari, costosissime, insicure e produttrici di scorie radioattive impossibili da smaltire, che implicano la militarizzazione del territorio .

4.ACQUA BENE COMUNE. Basta con sprechi e privatizzazioni
Il bilancio idrico del Veneto è drammaticamente deficitario a causa di utilizzi speculativi ed irrazionali e concessioni di derivazione e di prelievi sovradimensionate che hanno comportato la compromissione di importanti ecosistemi, la perdita di biodiversità e di paesaggi, l’incremento del rischio idrogeologico e l’avanzamento del cuneo salino. A questo si aggiunge il devastante tentativo di privatizzare l’acqua.
L’acqua è l’elemento “primordiale” del Veneto, va gestita in modo solidale e sostenibile attraverso processi partecipativi e contratti di fiume condivisi. Il Piano di Gestione del Distretto delle Alpi Orientali deve incentivare e prevedere in modo cogente la riduzione e la qualificazione degli utilizzi idrici, la rinaturazione dei fiumi, la valutazione di incidenza cumulativa degli impianti idroelettrici e la gestione del servizio idrico integrato da parte di soggetti di esclusivo diritto pubblico in quanto servizio di interesse generale. La Regione deve impegnarsi a riconoscere nel proprio statuto lo status di bene comune all’acqua e a sostenere le iniziative di ricorsi e referendum per l’abrogazione delle recenti norme legislative che prevedono la sostanziale privatizzazione del servizio idrico integrato.

5. STOP AL CONSUMO DI SUOLO; RISOLVERE INVECE IL PROBLEMA DELLA CASA
Si è continuato ad edificare ovunque senza con ciò risolvere il problema della casa per chi non ha le risorse sufficienti per ricorrere al mercato privato. Non servono nuove “villettopoli”, né iniziative come Veneto City o Marco Polo City o Motor City, utili solo ad arricchire un pugno di finanzieri e di grandi proprietari immobiliari e ad aumentare la congestione e il consumo di suolo. Non serve favorire con il c.d. “Piano Casa” gli ampliamenti incontrollati e generalizzati al di fuori degli strumenti urbanistici, degli edifici esistenti e i cambi d’uso, utili solo ad arricchire i proprietari aumentando l’invivibilità e la bruttezza delle città esistenti. Non serve svendere il patrimonio abitativo pubblico, che deve essere invece gestito con la massima convenienza sociale. Non serve realizzare nuovi centri commerciali, che anzi, allontanando il commercio dalle città, e contribuiscono a degradarle.
É invece necessario un “progetto strategico” per l’edilizia sociale, finanziando la costruzione di almeno 20.000 appartamenti in 5 anni a canone ed a prezzi calmierati, nei comuni che dove si manifesta maggiore disagio abitativo. É necessario recuperare il patrimonio edilizio sia pubblico che privato, e rivendicare l’uso socialmente utile dei patrimoni demaniali dismessi. E’ necessario incentivare il commercio nei centri storici anche attraverso interventi strutturali (parcheggi scambiatori, mezzi pubblici, piani di riqualificazione ed arredo urbano, ecc.).

6. MOBILITA’ SOSTENIBILE
Le iniziative e i programmi della Regione hanno esaltato e promosso in tutti i modi la motorizzazione individuale su gomma delle persone e delle merci, aumentando in tal modo l’inquinamento, lo spreco di energia, il consumo di suolo, la penalizzazione dell’agricoltura, la distruzione della natura. Bisogna dire basta alla proliferazione di strade, autostrade, tangenziali, camionabili, tanto più se realizzate con la tecnica del “project financing”, cioè di fatto privatizzate e quindi pagate dal contribuente. E bisogna dire basta alle infrastrutture particolarmente negative per l’ambiente naturale e storico, come l’Alta velocità e la metropolitana sub lagunare a Venezia.
Per rispondere in modo intelligente e moderno alla domanda di mobilità serve incrementare il trasporto delle persone (di breve e media percorrenza, regionale ed interregionale) su ferrovia, ristrutturando e connettendo le linee locali e le principali città. Serve un Piano della Mobilità e dei Trasporti, basato sulla priorità del trasporto delle merci su ferro e via mare e sul trasporto pubblico delle persone. Serve completare subito la ferroviaria Ferrovia metropolitana regionale ed estenderla fino a Chioggia, in alternativa alla nuova Romea. Nelle aree urbane è necessario ampliare le zone verdi, liberare le piazze, istituire zone pedonali sicure e percorsi ciclabili e pedonali protetti in ogni punto del loro percorso.

7. I RIFIUTI ZERO. Diminuzione della produzione di rifiuti, riciclaggio totale e stop agli inceneritori
Il Veneto è la regione d’Italia col massimo riciclo dei rifiuti: il 53%; bisogna fare ancora molto meglio, riducendo di un 10-15% i rifiuti (meno imballaggi, prodotti alla spina, compostaggio domestico, pannolini lavabili, ecc) e riciclando il rimanente 90%, come stanno facendo già alcuni comuni. Così, col riciclo totale, si arriva a “rifiuti zero” e non servono altri inceneritori, né buttare un mare di soldi per rifare l’inceneritore-bidone di Verona.
Anche per i rifiuti industriali va scelto l'indirizzo della "chiusura dei cicli" produttivi, in modo che non si generino nè inquinamenti, nè scarti di produzione. Le merci vanno progettate in modo che alla fine del loro ciclo di vita sia possibile un riciclo o un riuso totale dei materiali impiegati. La pratica pericolosissima e costosissima dell'incenerimento va abbandonata.

8. SALVCAGUARDIA DEL PATRIMONIO STORICO, AMBIENTALE, CULTURALE E PESAGGISTICO. Nuovi parchi, aree protette e reti ecologiche
Si sta distruggendo l’inestimabile patrimonio naturale e artistico: città monumentali e murate, ville palladiane, centuriazioni romane. Il paesaggio è ricco e variegato: dalle coste alle montagne. Nonostante le dichiarazioni, si continua a lasciarlo cadere a pezzi o soffocarlo con una cementificazione a macchia d’olio e con un delirio di autostrade, passanti e tangenziali, favorendo la creazione di nuove basi militari, come a Vicenza, il moltiplicarsi di zone industriali (con capannoni sempre più vuoti) e di centri commerciali che, poco a poco, ci rendono estranei alla nostra terra e ci invadono di “non luoghi”, uccidendo lo spirito e le radici della nostra civiltà.
Il nuovo Piano Regionale Territoriale di Coordinamento proposto dalla Giunta Galan va ritirato e reso coerente con gli studi conoscitivi e propedeutici che ben segnalano le profonde criticità del territorio e dell’ambiente veneto. La stessa legge regionale n.11/2004 va ampiamente modificata ed integrata, eliminando la possibilità per i Comuni di “far cassa” svendendo il territorio, ma facendo in modo che gli strumenti urbanistici siano ispirati al criterio di “consumo zero di territorio”, privilegiando la riconversione delle aree industriali dismesse e il recupero del patrimonio edilizio esistente. Allo stesso modo va protetto il grande patrimonio naturale ancora esistente allargando la rete dei parchi (a cominciare da quelli della Laguna di Venezia e del Garda, richiesti da leggi di iniziativa popolare, e a quello del Delta del Po minacciato da centrali elettriche, impianti e gigantesche piattaforme e zone portuali-industriali), e bloccando l'espansione delle cave. Ai nuovi “eco-mostri” che ci vogliono imporre, contrapponiamo il riuso delle moltissime aree ora inutilizzate o sotto-utilizzate: da gran parte di Porto Marghera (la cui bonifica è comunque prioritaria) alle enormi ex caserme di Verona, alla riconversione di moltissime aree industriali ed edifici dismessi, alla riqualificazione delle periferie. Servono norme urbanistiche che controllino rigorosamente i cambi d’uso, contrastando la trasformazione di residenze stabili in affittacamere, evitando di trasformare la città antica in un dormitorio diffuso per turisti e per studenti da sfruttare; occorrono norme che anzi favoriscano la residenza stabile e la residenza studentesca organizzata.

9. RILANCIO DELL’AGRICOLTURA DI QUALITÀ E NO OGM
L’attuale modello agricolo e zootecnico (monoculture ed allevamenti intensivi) è insostenibile per gli impatti che genera sull’ambiente (consumi di acqua, dispersione di fitofarmaci e fertilizzanti), sulle condizioni di lavoro (lavoro schiavo immigrato), sul benessere degli animali. La Regione (Giunta, Veneto Agricoltura, Consorzi di bonifica) nulla ha fatto per valorizzare le funzioni ambientali e sociali (non riconosciute dal mercato) dell’agricoltura che solo aziende contadine a conduzione diretta possono garantire: produzione di alimenti di qualità, difesa della fertilità dei suoli, tutela delle acque, presidio del paesaggio, mantenimento della biodiversità, cattura del carbonio tramite pratiche rispettose dei cicli naturali.
Nuove politiche agricole e strumenti operativi (ricerca, banca genetica, recupero delle varietà e delle razze, ecc.) devono essere improntati nella direzione di avvicinare contadini a consumatori. Va premiata la conversione dei terreni alle utilizzazioni biologiche e va e va incentivata la distribuzione dei prodotti locali sie nella vendita che nella ristorazione. Va attuata finalmente la direttiva sui nitrati nelle acque e quella sul benessere animale e vanno vietati gli Organismi geneticamente modificati.

10. DIFENDERE E RAFFORZARE LA DEMOCRAZIA: Una democrazia informata e deliberativa, aperta, basata sull’equità
Senza difendere e rafforzare la democrazia non è possibile difendere il territorio e renderlo migliore per tutti i suoi abitanti. Le innovazioni “modernizzatrici” introdotte negli ultimi anni hanno ridotto lo spazio della partecipazione e della democrazia. Lo spostamento dei poteri dagli organi collegiali (parlamenti, consigli) agli organi monocratici (sindaci, “governatori”, presidenti) e poi addirittura a “commissari” esterni dotati del potere di scavalcare le leggi, hanno fortemente diminuito il tasso di democrazia e di trasparenza , favorendo la ricomparsa di gravi e diffusi fenomeni di corruzione e di clientelismo. L’ostilità verso il “diverso” ha accresciuto la segregazione di parti importanti della popolazione e dei lavoratori, ridotto la solidarietà, peggiorato la convivenza.
Vogliamo un federalismo solidale, non centralizzato sulla Regione ma basato sulla democrazia partecipata a livello di municipi. Vogliamo la piena cittadinanza di tutti, compresi gli immigrati, e la garanzia a tutti dei diritti di informazione attiva e passiva e di voto amministrativo. Vogliamo un welfare municipale, essenziale per una piena equità, che garantisca casa, reddito , servizi a tutti, compresi immigrati e giovani. Vogliamo politiche che trasformino l’inoccupazione e il lavoro precario in attività - stabili e tutelate- di pubblica utilità, e promuovano concreta solidarietà tra generazioni.Chiediamo che i cittadini siano responsabili delle scelte facendo valere la propria volontà anche con referendum regionali e consultazioni locali sulle principali scelte da fare (cominciando dalla scelta del nucleare). É necessario dare voce alla cittadinanza attiva, fornendole, anche con idonei provvedimenti legislativi, gli strumenti, gli spazi e i tempi necessari perché possa esprimersi e contare sulle scelte, E per cominciare, è indispensabile rendere effettivo il diritto all’informazione completa, puntuale, trasparente sulle scelte e sull’intero processo della loro formazione. Trasparenza e coerenza sono i requisiti essenziali di un’azione democratica che voglia raggiungere, nel territorio del Veneto, gli obiettivi che ci proponiamo. Per raggiungerli è indispensabile ripristinare il sistema delle regole della pianificazione urbanistica, territoriale, paesaggistica ed accrescerne il tasso di democraticità: una pianificazione che abbia alla sua base la tutela dei valori ambientali, paesaggistici, culturali, sociali di tutti gli abitanti di oggi e di domani, della loro salute e dei loro diritti.
Il documento, approvato dall'Assemblea della Rete nella riunione del 27 febbraio 2010, è stato integrato e corretto sulla base degli emendamenti proposti nella discussione ed emanato il 1° marzo . Sarà illustrato in una conferenza stampa il 6 marzo, alle ore 11, presso l'auditorium Monteverdi di Marghera.

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