giovedì 2 ottobre 2008

Documenti d'annata [giugno 1999]

Pubblico un documento interessante, risalente ormai a quasi 10 anni fa. Quanto, e cosa, è cambiato da allora? Tante perplessita' purtroppo sono rimaste, così come è rimasto l'atteggiamento arrogante di tante multinazionali che considerano l'economia agricoltura con logiche industriali, inseguendo sistemi di produzione che rendano il massimo del profitto con il minimo sforzo. I governi latitano, e i controllori spesso sono tanto poco autorevoli quanto poco credibili. E il consumatore finale che fine fa?

Gli alimenti geneticamente manipolati: la vita in gioco

A cura di Alessandro Giannì e Claudia Carrescia

GLI ALIMENTI GENETICAMENTE MANIPOLATI SONO UN ESPERIMENTO RISCHIOSO E NON NECESSARIO


Se continuerà l'attuale tendenza, entro pochi anni la maggior parte degli alimenti che mangiamo potrebbe essere geneticamente manipolata. Potenti multinazionali vogliono farci credere che questi alimenti sono assolutamente sicuri, nutrienti e senza alcun rischio. Scienziati indipendenti ci avvertono invece che sappiamo troppo poco di come funziona l'eredità genetica degli esseri viventi e credono che l'ingegneria genetica sia una tecnologia imperfetta e rischiosa. Greenpeace non ha una campagna contro le Biotecnologie o contro l'Ingegneria Genetica. Ma Greenpeace considera il rilascio in natura di organismi geneticamente manipolati un rischio ambientale inaccettabile e teme le conseguenze sanitarie e sociali della diffusione di colture e quindi di alimenti geneticamente manipolati. Per questo Greenpeace chiede di fermare la coltivazione e la produzione di prodotti transgenici.

1. COS'E' UN GENE? Tutte le piante e tutti gli animali contengono milioni di cellule, ognuna delle quali ha un nucleo: dentro ogni nucleo ci sono catene di una lunga molecola, il DNA, organizzate in strutture chiamate cromosomi. Se tutto il DNA del corpo umano venisse srotolato, raggiungerebbe la luna e tornerebbe sulla Terra ben 8.000 volte! Di solito, ogni cellula contiene una doppia serie di cromosomi, una è ereditata dal padre e l'altra dalla madre. Questi gruppi di cromosomi parentali si uniscono quando lo sperma feconda l'ovulo (negli animali) o il polline feconda l'uovo (per le piante): così si forma il corredo cromosomico della prima cellula embrionale che, poi, continuerà a dividersi per formare un nuovo individuo. Il materiale genetico ereditato dai genitori, portato nei cromosomi, sarà perciò identico in ogni cellula del nuovo organismo. Il DNA è spesso descritto come un progetto che contiene tutte le informazioni più importanti ed essenziali, necessarie per definire la struttura ed il funzionamento dell'organismo. Secondo questa semplificazione, i geni (porzioni della molecola del DNA) sono come singole parti di questo progetto ed ogni gene definisce, "codifica", una particolare caratteristica dell'organismo. Ad esempio, il gene dell'insulina è quel "pezzo" di DNA che contiene le informazioni per produrre l'insulina. "Secondo questa concezione, l'organismo è come una macchina e la sua fisiologia praticamente come una serie di processi industriali" (1). In realtà, i geni e la loro azione sono molto difficili da definire ed il loro funzionamento può essere compreso solo nel contesto in cui operano: l'organismo vivente. Nessun gene lavora da solo, i geni sono piuttosto sequenze di DNA che funzionano in reti complesse, regolate in modo rigoroso per permettere ai processi biologici di avvenire nel posto giusto ed al momento giusto. Questa fitta rete viene regolata ed influenzata dai fattori ambientali in una rete di interazioni complesse che si sono sviluppate in milioni di anni. Secondo Barbara Mc Clintok, premio Nobel 1983 per il suo lavoro pioneristico nel campo della genetica, il funzionamento dei geni "è totalmente dipendente dall'ambiente in cui vengono a trovarsi"(2).
1. Kollek R. The gene – that obscure object of desire, dal libro "L'Industria della Vita".
2. Fox Keller E. (1986) Love, power and Learning (Liebe, Macht und Erkenntis), Hanser: Munich, p. 179.

COS'E' L'INGEGNERIA GENETICA?

Nelle forme tradizionali di incrocio, le diverse varietà vegetali e le razze animali sono state ottenute mediante un processo di selezione che ha utilizzato una moltitudine di caratteristiche genetiche già presenti all'interno di ogni singola specie. In natura, gli incroci tra organismi avvengono entro i limiti della specie: ad esempio, una rosa rossa può incrociarsi con una rosa gialla, ma una rosa non potrà mai incrociarsi con un ratto. Quando specie affini ma diverse riescono ad incrociarsi, di solito la prole è sterile. Ad esempio, un cavallo può accoppiarsi con un asino ma il prodotto, il mulo, è sterile. Queste barriere sono essenziali per l'integrità delle specie. L'ingegneria genetica, a differenza dei sistemi tradizionali di incrocio, prevede invece l'inserimento dei geni appartenenti ad una specie nel corredo genetico di un'altra, allo scopo di trasferire le caratteristiche desiderate. Per esempio, si può selezionare il gene di un pesce artico che produce una sostanza anticongelante e trasferirlo in un pomodoro o in una fragola per renderli resistenti al congelamento. Oggi, gli scienziati possono introdurre nelle piante geni presi da batteri, virus, insetti, animali e persino esseri umani. Poiché abbiamo modificato le caratteristiche genetiche di piante ed animali per migliaia di anni, si sostiene che l'ingegneria genetica sia soltanto un'estensione delle tradizionale pratiche di coltura. Anche se è vero che le colture alimentari di cui ci nutriamo oggi assomigliano ben poco alle piante selvatiche da cui derivano, è evidente che, grazie a queste nuove tecnologie, gli organismi vengono manipolati in modo molto diverso.

COME FUNZIONA L'INGEGNERIA GENETICA?

Ci sono numerose tecniche a disposizione dell'ingegneria genetica. Certe proteine, gli enzimi "di restrizione", funzionano come forbici e sono usate per tagliare pezzi di DNA in punti specifici e, dunque, per selezionare i geni prescelti. Questi geni sono poi di solito inseriti in molecole circolari di DNA, i plasmidi, che si trovano nei batteri. Questi si riproducono rapidamente, moltiplicando anche il numero dei plasmidi ospiti ed in poco tempo si possono avere migliaia di copie identiche (cloni) del "nuovo" gene, cioè del gene che si vuole trasferire. Per inserire (trangenesi) il nuovo gene nel DNA di una pianta ci sono due metodi principali: 1. Il gene viene inserito in un pezzo di DNA preso da un virus o da un batterio. Si creano così numerose copie di un "vettore" infettante, capace cioè di penetrare nella pianta da ingegnerizzare e quindi di trasferire nel suo DNA il nuovo gene. 2. Si incollano su microscopiche sferette d'oro tantissime copie del gene da trasferire. Le sferette sono poi letteralmente sparate con uno speciale "fucile" su uno strato di cellule della pianta da ingegnerizzare. Per caso, alcuni di questi proiettili riusciranno a "colpire" il nucleo delle cellule, ed il gene verrà poi integrato, a caso, nel DNA della pianta. Per gli animali si usa la tecnica della microiniezione: nelle uova fecondate si iniettano copie del nuovo gene sperando che almeno una copia del "nuovo" gene si integri nel DNA animale. Siccome queste tecniche di trasferimento hanno una bassissima percentuale di successo, l'ingegneria genetica usa spesso dei "geni marcatori" che sono posizionati vicino al nuovo gene che deve essere trasferito. Il gene marcatore è spesso un gene che fornisce resistenza agli antibiotici, che sono sostanze che uccidono le cellule. Per sapere se il trasferimento ha effettivamente avuto luogo le cellule in cui si spera sia stato inserito il nuovo gene vengono esposte all'azione dell'antibiotico: le cellule che sopravvivono, grazie alla presenza del gene marcatore, verosimilmente contengono anche il nuovo gene. Da queste cellule verrà il "nuovo" organismo transgenico. Bisogna ricordare comunque che l'ingegneria genetica non è una scienza esatta. Nonostante tutte queste raffinate, fantascientifiche tecnologie, non è possibile guidare l'inserzione del nuovo gene in un sito specifico: il punto d'inserimento è del tutto casuale.


EFFETTI IMPREVEDIBILI DELL'INGEGNERIA GENETICA

Sappiamo poco di come sia regolata l'attività dei geni. Ogni modifica del DNA di un organismo potrebbe per quel che ne sappiamo avere effetti a catena, impossibili da prevedere e da controllare. Nel 1992, un gene che produceva un pigmento rosso è stato preso dal mais e trasferito nella petunia. A parte il fatto che i fiori di petunia divennero bianchi, la piantina transgenica presentava più foglie e germogli della norma, maggior resistenza ai funghi parassiti ed una minore fertilità. (1) L'inserimento di un gene estraneo può quindi distruggere il delicato equilibrio che regola l'interazione tra i geni, e tra i geni ed i fattori esterni. Il nuovo gene potrebbe, ad esempio, alterare reazioni chimiche che avvengono nella cellula o disturbare le funzioni cellulari. Ciò potrebbe produrre instabilità metabolica e creare nuove tossine o allergeni (molecole che scatenano risposte allergiche) o cambiare il valore nutritivo dell'organismo in questione. (2) Bisogna anche considerare che per far funzionare il nuovo gene nella cellula ospite, si inserisce nelle sue vicinanze un "interruttore" (promoter), cioè un pezzo di DNA preso da un virus o da un batterio, che attiva il gene che gli sta vicino. Questi "promoter", che spesso forzano i geni ad essere attivi da 10 a 1000 volte più del normale, possono influenzare altri geni vicini al punto d'inserimento nel DNA del "nuovo" gene, ad esempio attivandoli o alterandone l'attività.(3) Il "promoter" potrebbe, ad esempio, stimolare una pianta a produrre livelli superiori alla norma di una sostanza che a basse concentrazioni è innocua ma che diventa pericolosa se presente in maggior quantità. E' ciò che è stato osservato in un lievito (un microorganismo) che era stato geneticamente manipolato per aumentarne le capacità di fermentazione: è stata riscontrata la produzione di una molecola chiamata metil-glioxal, a concentrazioni tali da avere effetti tossici e cancerogeni. (4)
1.Meyer P., Linn F., Heidermann I., Meyer H., Neidenhof I., Saedler H. (1992) Endogenous and environmental factors influence 35S promoter methylation of a maize A1 gene construct in transgenic petunia and its colour phenotype. Mol. Gen. Genet., Vol 231, p. 345. Tappeser B. (1990) Gutachen zur wissenschaften Zieseztung und dem wissenschaftlichen Sinn des Freisetzungsexperimentes mit trqansgenen Petunien. Oeko-Institut e. V., Freiburg.

2.Fagan J. Assessing the safety and nutritional quality of genetically engineered foods. .

3.Steinbrecher R., Ho M. (1996) Fatal Flaws in Food Safety Assessment: Critique of The Joint FAO/WHO Biotechnology and Food Safety Report, 1996.

4.Inose T., Murata K. (1995) Enhanced accumulation of toxic compound in yeast cells having high glycolytic activity: a case study on the safety of genetically engineered yeast. Int. J. Food Science Tech. 30: 141-146.


GLI ALIMENTI GENETICAMENTE MANIPOLATI (GM) NON SONO SICURI

La maggior parte delle persone ha saputo per la prima volta dell'esistenza degli alimenti GM nel 1996, quando negli USA la multinazionale Monsanto mise in commercio un tipo di soia ingegnerizzata per resistere all'erbicida Roundup da essa stessa prodotto. Oltre il 40% del raccolto di soia americano viene esportato, soprattutto in Europa e quando arrivò il primo raccolto di soia geneticamente manipolata, questo era stato deliberatamente mescolato con la soia tradizionale: l'Associazione dei coltivatori di soia americani si è rifiutata di segregare la soia normale da quella manipolata, come gli veniva richiesto, perché le considerava "sostanzialmente equivalenti". (1) Il principio della "sostanziale equivalenza" è la base dei criteri internazionali per la gestione e la verifica delle misure di sicurezza riguardanti gli alimenti GM. Secondo questo principio, si comparano determinate caratteristiche chimiche degli alimenti GM con quelli tradizionali: se risultano grossomodo simili, allora gli alimenti GM non devono essere sottoposti a test rigorosi, in quanto si ritiene che essi non siano più pericolosi dei prodotti tradizionali. Da un punto di vista scientifico, la "sostanziale equivalenza" come base per la definizione del rischio è improponibile e non può essere usata in maniera affidabile per verificare la sicurezza degli alimenti. Gli alimenti GM possono infatti contenere nuove molecole –inaspettate- che potrebbero essere tossiche o causare allergie. Perché un prodotto GM potrebbe essere non solo "sostanzialmente equivalente", ma addirittura del tutto identico al suo omologo tradizionale tranne che per la presenza - a questo punto non rilevabile – di una singola molecola tossica. Nel 1989, 37 persone sono morte negli USA dopo aver assunto un integratore alimentare, l'amminoacido L-triptofano, che era stato prodotto usando batteri geneticamente manipolati. Secondo il principio della sostanziale equivalenza quella preparazione sarebbe risultata assolutamente sicura per il consumo umano, visto che l'agente tossico non era certo il triptofano (una sostanza innocua che assumiamo continuamente con gli alimenti), ma alcune molecole presenti in modo inaspettato ed in scarsissime quantità. E non si possono purificare i prodotti alimentari da contaminanti chimici di cui non si sospetta nemmeno l'esistenza. Gli alimenti GM già presenti sul mercato USA comprendono il mais, la soia, le patate, la zucca, i pomodori, il radicchio e la papaia, così come latte e latticini provenienti da mucche trattate con un ormone della crescita (rBGH) ottenuto tramite l'ingegneria genetica. Numerosi enzimi prodotti da microrganismi ingegnerizzati sono comunemente usati nei processi di preparazione degli alimenti. Nessuno di questi alimenti è stato sottoposto a studi approfonditi come succede invece per i farmaci per i quali infatti occorrono ben 15 anni di sperimentazione clinica. Che comunque non bastano ad escludere ogni rischio: il 3% dei farmaci posti in commercio è infatti ritirato a causa di seri effetti collaterali.
1.American soybean Association (Novembre 1996) European response to genetically modified soybeans, comunicato stampa http://www.oilseeds.org/asa/news.htm


PROBLEMI DEGLI ALIMENTI GM

Numerosi sondaggi sono stati condotti in tutto il mondo per monitorare l'atteggiamento del pubblico riguardo agli alimenti GM. Nei paesi più sviluppati sono stati evidenziati serie discrepanze tra le politiche dei governi e le preoccupazioni del pubblico. Con poche eccezioni, i governi hanno incoraggiato l'introduzione dell'ingegneria genetica negli alimenti. I sondaggi d'opinione, comunque, hanno mostrato che la maggioranza delle persone preferirebbe, piuttosto, farne a meno. Le preoccupazioni riguardano numerosi aspetti: Il diritto alla scelta - Molti consumatori temono che l'assenza di segregazione tra prodotti tradizionali e geneticamente manipolati, e di etichettatura – unita al fatto che sono molti gli alimenti GM che stanno per arrivare – non permetteranno loro di esercitare una libera scelta. Problemi sanitari - Il pubblico comincia a capire che le preoccupazioni sulla sicurezza degli alimenti GM hanno una valida base scientifica. C'è una diffusa riluttanza a sostituire quello che già mangiamo – e che sappiamo non essere pericoloso – con alimenti che potrebbero essere rischiosi. La mancanza di fiducia nelle istituzioni governative ha reso il pubblico molto sospettoso, soprattutto dopo la pessima esperienza della "mucca pazza" , riguardo alle ripetute rassicurazioni sulla sicurezza degli alimenti GM. Questioni etiche – Per molte persone il problema principale non è se gli alimenti GM sono sicuri o no, ma il fatto che essi siano innaturali e non necessari. Per alcuni, essi offendono quei profondi principi morali che riguardano i rapporti tra l'umanità e la Natura. Politica internazionale – Gli accordi per il libero commercio internazionale stanno aumentando il potere degli interessi economici, ed il pubblico è preoccupato che i governi siano sempre più influenzati nelle loro decisioni da organismi le cui politiche non prevedono la protezione ambientale e sanitaria, ma sono basate esclusivamente sul profitto. Monopolio economico – Il commercio degli alimenti e delle colture GM è dominato da un pugno di multinazionali come Monsanto, Novartis, Zeneca, Aventis, AgrEvo e DuPont. E' opinione comune che questi saranno i soli a trarre benefici dal commercio dei prodotti GM. Impatto sociale: numerosi gruppi ed associazioni di coltivatori, in tutto il mondo, hanno espresso opposizione alle colture transgeniche perché temono che, con l'introduzione dei brevetti in campo agricolo, le multinazionali possano esercitare un controllo totale sulle attività agricole. Fame nel Mondo: l'opposizione alle colture transgeniche è ancora più forte tra i contadini e le comunità rurali dei paesi in via di sviluppo. Alcuni gruppi, in India e Brasile, hanno addirittura distrutto alcuna campi di colture transgeniche. Essi, e molti intellettuali, hanno ridicolizzato la pretesa delle multinazionali e dei politici che le spalleggiano secondo cui queste colture potrebbero risolvere o anche solo alleviare i problemi di sicurezza alimentare nei paesi poveri. Rischi per l'ambiente – Ci sono sempre più prove che l'ingegneria genetica crea nuovi rischi agli ecosistemi, minacciando la biodiversità e l'equilibrio tra le specie. Gli effetti potenziali a lungo termine sono quelli che destano le maggiori preoccupazioni. Tra l'altro gli organismi GM dispersi nell'ambiente potrebbero trasferire le loro caratteristiche mutanti ad altre specie, creando così forme di vita pericolose che non possono più essere controllate. Questa forma di inquinamento genetico è anche peggio di quello chimico, visto che gli organismi GM sono in grado di riprodursi e di diffondersi nell'ambiente.

ETICHETTATURA

Quando i consumatori hanno cominciato a capire che stavano mangiando alimenti GM senza saperlo, le organizzazioni che li rappresentano di tutto il mondo chiesero immediatamente una loro etichettatura obbligatoria. (1) Il 27 maggio 1998 il Codex Alimentarius (un'agenzia dell'ONU che definisce le regole internazionali sugli alimenti) ha respinto queste richieste, decidendo a favore di un sistema di etichettatura incompleto a tutto vantaggio delle industrie dell'alimentazione e della bioingegneria. Le multinazionali hanno utilizzato il principio della "sostanziale equivalenza" per sostenere che sarebbe stato discriminatorio etichettare obbligatoriamente gli alimenti GM, suggerendo che ciò sarebbe anche una barriera commerciale illegale. Un'etichettatura obbligatoria potrebbe consentire ai consumatori di boicottare i prodotti GM, rendendo necessaria l'introduzione della segregazione con un aumento dei costi tale da rendere gli alimenti GM economicamente non convenienti. Scienziati indipendenti hanno sottolineato che gli alimenti GM sono, in realtà, "sostanzialmente differenti" dagli altri cibi e che l'etichettatura è essenziale soprattutto per avere la possibilità di rintracciare ed identificare ogni problema sanitario che possa insorgere. Nell'Unione Europea, dal 1 settembre 1998, è stata introdotta una nuova legislazione sull'etichettatura parziale della soia e del mais GM. Si stima che in Europa la soia GM sia presente in circa il 60% degli alimenti confezionati, sotto forma di olio vegetale, farina di soia, lecitina e proteine di soia. Il mais GM può essere rinvenuto in circa il 50% dei cibi confezionati come mais, farina, amido e sciroppo. Secondo l'attuale legislazione europea, però, più del 90% di questi ingredienti non devono essere etichettati. L'industria alimentare ha utilizzato argomenti pseudo-scientifici per motivare il suo rifiuto di etichettare i derivati della soia e del mais (lecitine, olii, amidi, sciroppi) provenienti da colture transgeniche. Essa sostiene che siccome i processi che portano alla produzione di tali derivati distruggono DNA e proteine (anche quelli trasferiti mediante transgenesi), questi derivati sono uguali ai prodotti derivati da piante naturali. Ma la maggior parte delle persone chiede comunque di sapere se il cibo che scelgono di acquistare derivi o no da organismi GM perché vogliono evitarli per motivi etici o perché preoccupati dai rischi ambientali. Inoltre, come abbiamo visto, i rischi potenziali degli OGM non necessariamente hanno a che fare con il DNA e le proteine transgeniche, ma anche con le imprevedibili conseguenze dell'alterazione delle sequenze del DNA. In teoria, il modo migliore per evitare gli alimenti GM è quello di mangiare prodotti dell'agricoltura biologica. Sebbene non esistano ancora norme precise, i produttori biologici rifiutano gli OGM. Per creare maggior confusione, nella primavera del '98, il Ministero dell'Agricoltura USA ha proposto di etichettare gli alimenti GM come provenienti da agricoltura biologica; solo grazie ad oltre 280.000 lettere di protesta questo tentativo e' stato bloccato.
1. Consumer International, che ha richiesto al Codex l'etichettatura obbligatoria, rappresenta 235 associazioni di consumatori in 109 paesi.

CHI E' CHE CONTROLLA?

L'industria dell'ingegneria genetica è ormai dominata da un pugno di multinazionali con interessi nel settore alimentare, sementiero, chimico e farmaceutico. Di fatto poche multinazionali esercitano un controllo monopolistico sul mercato globale dell'industria bio-ingegneristica. Ecco grazie a chi: L'Organizzazione Mondiale per il Commercio (in inglese, WTO) da priorità agli accordi per il libero commercio che rendono difficile per i singoli paesi rifiutarsi di importare un nuovo prodotto, o una nuova tecnologia, anche se preoccupati da possibili rischi sanitari o ambientali. I brevetti sugli esseri viventi (tra poco legalizzati in Europa e dunque anche in Italia) permettono alle multinazionali di "possedere" le varietà vegetali transgeniche e di controllare enormi fette di mercato. La ricerca nel settore delle biotecnologie agro-alimentari è molto costosa: sviluppare, testare e quindi brevettare una varietà vegetale transgenica può costare miliardi di lire. Solo le multinazionali, e qualche agenzia governativa, possono permettersi investimenti di questo tipo. La fusione tra imprese, un processo in crescita in tutti i settori produttivi di importanza strategica, sta compattando sempre di più anche il settore delle biotecnologie. La sola Monsanto, per esempio, ha speso oltre 14.000 miliardi di lire in acquisizioni negli ultimi 3 anni. Secondo Robert T. Fraley, co-presidente del settore agricoltura di Monsanto "questo non è solo consolidamento di imprese che producono sementi, ma un vero e proprio consolidamento dell'intera catena alimentare". (1) Anni di intense pressioni da parte del settore industriale cominciano a dare i loro frutti. La quota del mercato planetario controllato dalle multinazionali, che vale oggi più di 3,5 milioni di miliardi, è in rapido aumento (2). Secondo alcuni esperti, continuando in questo modo tra cinque/otto anni la maggior parte del cibo che mangeremo sarà geneticamente manipolato. Molti paesi industrializzati hanno ormai fatto propria l'agenda dell'industria biotecnologica e stanno incoraggiando gli investimenti nell'ingegneria genetica per ricavare profitti e vantaggi competitivi (3). In particolare, il governo americano è stato più volte criticato per aver costituito una sorta di tramite tra la politica e le multinazionali impegnate nell'ingegneria genetica: molte delle persone che occupano o hanno occupato le posizioni governative più importanti in questo hanno forti legami con quelle multinazionali. Ci sono prove che il Governo degli Stati Uniti ha esercitato pressioni su altri paesi, ad esempio per bloccare leggi sull'etichettatura: un documento del governo della Nuova Zelanda del 19 febbraio 1998, pubblicato sul quotidiano inglese "The Indipendent" il 22 novembre 1998 ha svelato come gli Stati Uniti minacciassero di escludere la Nuova Zelanda da un potenziale accordo di libero commercio a causa dei piani neozelandesi di etichettare gli alimenti GM. La lobby delle biotecnologie è in azione anche in Europa. In un documento riservato di cui Greenpeace è in possesso, l'Agenzia di Pubbliche Relazioni Burson Marsteller si dimostrava fiduciosa della benevolenza dei politici consigliando ad EuropaBio (un consorzio che raggruppa le aziende biotecnologiche con interessi economici in Europa) di non partecipare ad alcun dibattito pubblico sulla manipolazione genetica e di farvi partecipare "quelli su cui il pubblico confida, politici e legislatori, per rassicurare il pubblico che i prodotti biotecnologici sono sicuri" (4). In Italia, il Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie, un comitato consultivo nominato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha pubblicato un rapporto sulle sue attività che tra l'altro da notizia del Gruppo di Lavoro sulla Comunicazione nel Campo delle Biotecnologie. Gli obiettivi del Gruppo di Lavoro sono per lo meno inquietanti. Nel documento si legge che "tale Gruppo dovrà focalizzare l'attenzione dell'opinione pubblica sui vantaggi che derivano dall'impiego dei prodotti biotecnologici sia in campo biomedico che nel settore alimentare e nel contempo rassicurare sull'innocuità di tali prodotti". (5)
1.Fraley R. (1996) sul Farm Journal, citato da Flint J. (1998) Agricoltural Industry giants moving towards genetic monopolism. Telepolis, Heise Online. http://www01.ix.de/tp/englishinhalt/co/2385/1.html.

2.Comunicato del Rafi (Rural Advancement Federation International), The gene giants: masters of the universe?Marzo-Aprile 1999

3.Nel 1995, il ministero del Commercio e dell'Industria inglese ha lanciato un progetto quadriennale di 28 miliardi di lire per un progetto di informazione alle imprese chiamato "Biotechnology means business" per comunicare alle imprese le occasioni di profitto e vantaggio competitivo fornite dalle biotecnologie

4.Burston Marsteller (Gennaio 1997) "Communication Programmes for EuropaBio"

5.Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie (1997) Sintesi delle attività svolte (pag. 6).


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